Corriere della Sera - Io Donna

LE (VERE) RAGIONI DEI CONFLITTI

- Blog.iodonna.it/marina-terragni

spiacevoli­ssimo scambio, qualche giorno fa, con un giovane, sprezzante dirigente politico milanese. Pazienza, mi dico. Fai conto che sia solo un ragazzo scostumato, un altro della neo-razza “maleducati di talento”. Mentre calano i livelli dell’incavolatu­ra mi sale un altro pensiero: «Strano, dico. Sulle stesse questioni solo un annetto fa ci saremmo trovati d’accordo». Mi pare che sia lui a essersi spostato, un passo alla volta. Io sono lì dov’ero. Ma lasciamo andare. Il vero pensiero è un altro, e riguarda il partito preso (in senso non solo fgurato). Cioè quanto siamo disposti a lottare per difendere posizioni alle quali non aderiamo nel profondo del cuore, o magari non ci rappresent­ano affatto. Ma per ragioni di opportunit­à o peggio, di opportunis­mo-, per disciplina, per motivi strategici e via dicendo siamo costretti a tenerle. Parlo anche per me, intendiamo­ci. Parlo un po’ per tutti. Ed ecco uno sconcertan­te esercizio talmudico, appreso da Alex Langer: divisi in coppie e scelto un qualunque argomento, il soggetto A deve sostenere la posizione A e il soggetto B la posizione B. Dopo qualche minuto, lo switch: il soggetto A deve sostenere la posizione B, e il soggetto B la posizione A. Provatelo: lotterete caparbiame­nte anche per difendere la posizione che non è la vostra. E allora, per che cosa si lotta? Per difendere un principio, o per affermare se stessi? Quanto pesa l’ego, e quanto l’oggetto del contendere? Quanti confitti, quante guerre sarebbero evitabili, smascheran­done le vere ragioni? E basta il rispetto, che è molto, per un dialogo autentico, o serve compassion­e?

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