Corriere della Sera - Io Donna
IL TEMPO DEI PAPà
la mamma è sempre la mamma. Che sia buonissima, buona o meno buona, fa sempre da giro di boa nelle nostre vite. Lo abbiamo (ri)scoperto in Triennale durante il # la festa-festival organizzata dal e dedicata quest’anno appunto alla maternità. Avevamo immaginato due spazi dove si potesse un po’ giocare con l’immagine delle nostre mamme. Il primo era un muro, al primo piano: chiunque poteva presentarsi con un oggetto che raccontasse il legame materno per farsi fotografare così: con memoria. Una sciarpa, un anello, una vecchia foto, un santino portafortuna, uno scolapasta, un giocattolo. Se capitava di passare lì per caso, disarmati, il nostro invito per essere il più accoglienti possibile era: be’, magari possiamo fare fnta, possiamo dire che questo fermacapelli, per esempio, è una piccola eredità. Nessuno se l’è sentita: di fronte alla prospettiva di un anche se con le migliori intenzioni, persone di ogni età hanno respinto il clic tentatore. L’operazione # poteva continuare via video: una postazione protetta permetteva di registrare una breve confessione guidata. Com’è tua madre? Che cosa ti fa soffrire di lei? Quali suoi difetti riconosci in te? Una volta che le hai mentito? Molti si sono inflati nella tenda, davanti alla telecamera, durante la festa del sabato sera, dopo aver bevuto un po’. Il giorno dopo sono piovute le richieste formali di non condivisione delle registrazioni. Che cosa avremo mai detto in condizioni di minor controllo? La verità, probabilmente. È tempo che i padri si facciano avanti, calpestino territori esclusivi, farà stare meglio tutti/e.