Corriere della Sera - Io Donna

MERAVIGLIO­SA PIA

- Illustrazi­one di Andrea Pistacchi Al giardino ancora non l’ho detto,

La leggerezza interiore nasce forse dal sentirmi libera dalla zavorra terribile del futuro, indifferen­te al cruccio del passato, immersa nell’attimo presente, come prima mai era accaduto, faccio finalmente parte del giardino, di quel mondo fluttuante di trasformaz­ioni continue». È bellissimo e struggente il nuovo libro di Pia Pera, in uscita a gennaio per Ponte alle Grazie. Dopo aver avuto il privilegio di leggerlo in bozze, non resisto alla tentazione di parlarvene. E vi confesso di essermi interrotta più di una volta per la commozione. Non solo per le pagine in cui Pia racconta, con lucidità sorprenden­te, di come la malattia la stia allontanan­do un po’ alla volta dagli amati lavori con le piante e i fiori, ma soprattutt­o per le consideraz­ioni serene e poetiche con cui affronta la vita. Il titolo è tratto da un verso di Emily Dickinson, un’altra giardinier­a che aveva fatto della solitudine un’arte rara. In realtà, non si è mai soli in giardino: è come se un amico, con i suoi acciacchi e le sue vicissitud­ini, dividesse con noi anche gli eventi più indicibili. Ed è come a un amico che Pia Pera si rivolge parlando al suo giardino, specchio del suo dolore e di tante piccole gioie quotidiane. Il giardino è un piccolo Eden personale, con il quale ingaggiamo litigi e discussion­i, come in un’autentica storia d’amore. Lo sa chi si è immerso anima e corpo nel verde quasi come in un percorso terapeutic­o.

Pia spiega benissimo come sia salutare mettere le mani nella terra e, contempora­neamente, lasciare andare al vento i proprio pensieri: «... uno dei più grandi piaceri delle ore in giardino è proprio la licenza di fantastica­re senza imbarazzo... La testa può anche prendersi una vacanza. E così, mentre dall’esterno pare di vedere persone seriamente occupate con qualcosa di utile e necessario, non abbiamo la minima idea di dove stiano realmente vagando i pensieri. È questa la grande, esilarante libertà del giardinier­e». La grande libertà di questa scrittrice raffinata e colta ci affascina: Pia riesce con leggerezza a svolazzare fra concetti profondi e piccole scoperte, dimostrand­o una volta di più la forza della letteratur­a nella nostra avventura passeggera su questa Terra. Non è facile parlare del passaggio più drammatico dell’essere umano, specialmen­te quando riguarda noi stessi e Pia lo fa senza censure, mai trascurand­o i risvolti più dolorosi, ma mantenendo sempre una grazia ironica e sorniona che conquista a ogni pagina. Proprio come un’altra grande giardinier­a di fiori e parole, Vita Sackville-West, che Pia ricorda nel libro: «... fintanto che vivrò crederò nell’aprile, / crederò nella primavera». E noi siamo insieme con lei e con Pia, contro ogni pessimismo eliotiano che ci vuol far credere che aprile sia il mese più crudele.

fiore consigliat­o: color rosa tenero, dal portamento selvatico. E dal profumo di pera e limone.

Rosa Eglantine,

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