Corriere della Sera - Io Donna

SOLO JANE E BARBRA MI HANNO TENUTO TESTA

Come in “Butch Cassidy”, ma ancora una volta interpreta un idealista a caccia della verità. Alla vigilia degli ottant’anni, Robert Redford ci spiega perché non crede nella politica, ma non può smettere di sottolinea­rne le contraddiz­ioni. E ci parla di due

- di Mattia Pasquini, foto di Liz O. Baylen

Non ho nessun rimpianto». Sono in pochi a potersi permettere una battuta simile. E non stiamo parlando di cinema. Anche se l’uomo di cui parliamo è stato il Grande Gatsby e Brubaker, Bob Woodward in Tutti gli uomini del Presidente e lo sposino Paul di A piedi nudi nel parco e, grazie ai suoi personaggi, ma non solo, ha fatto innamorare le donne di tutto il mondo. Voleva fare l’artista, magari in Europa, al limite a New York, ed è finito a lavorare a Hollywood, nonostante, poco diplomatic­amente, la definisca «il regno dell’apparenza; un posto per gente rifatta dove l’arte è fortuita e secondaria». Tra pochi mesi (ad agosto) avrà ottant’anni, la maggior parte dei

quali passati sui set, ma non è un caso se, dopo aver creato il Festival del cinema indipenden­te più famoso del mondo (ispirandos­i al suo Sundance Kid di Butch Cassidy), ormai preferisca lavorare con registi esordienti. O magari in fi lm “politici”, genere che - da vecchio democratic­o - lo ha sempre appassiona­to. Come Truth - Il prezzo della veritˆ che arriva in sala l’11 febbraio in cui veste i panni dell’anchorman Dan Rather della Cbs alle prese con la controvers­a inchiesta sul servizio militare di George W. Bush durante la guerra del Vietnam. Un titolo impegnativ­o. Lo è, “verità” è una parola imponente. Qual è oggi il suo rapporto con la politica, ambito in cui la verità è spesso messa a dura prova? Cerco di non farmi coinvolger­e. Ho sostenuto Obama perché era ora di cambiare, ma di solito non lo faccio. Più si sale in alto più tutto ruota intorno ai soldi, è deprimente. Ma mi interessa raccontare la politica nei film. E mostrare come le grandi corporazio­ni controllin­o l’informazio­ne.

Sembra deluso dal giornalism­o almeno quanto dalla politica. Davvero - come è evidente nel film - le persone hanno smesso di indignarsi?

Temo che sia così. La mia speranza è che questo fi lm provochi una riflession­e e un dibattito: molti americani oggi sono distratti, persi nei loro tablet, vanno di corsa e non hanno tempo di valutare la qualità delle informazio­ni che ricevono. Di qui alla manipolazi­one il passo è breve.

Come riesce a mantenere l’indipenden­za in quello che fa?

Non è mai facile. Anche nel cinema, comanda il denaro. E i film indipenden­ti non fanno certo i numeri di 007 o Captain America. È una strada più difficile, ma io mi sono impegnato a percorrerl­a e continuo a farlo. Questo genera stress: lei ha la calma olimpica di Dan Rather nel film? No, in una situazione simile io esploderei. Quando avevo parlato con Dan, durante la preparazio­ne mi aveva detto: «Mi guida la ricerca della verità». Perciò le avversità non lo distruggon­o.

Ha mai perso veramente l’equilibrio?

Mi sono perso in passato. Ho perso il senso delle cose, i miei riferiment­i. Ho dovuto fare scelte importanti. E mi son sentito davvero spaventato in certi momenti.

Cate Blanchett non è la prima grande attrice con cui ha lavorato, ne ricorda altre con altrettant­a personalit­à?

Ho fatto tre fi lm con Jane Fonda e presto ne farò un altro. Lei è fortissima. Al punto da portare tensione nel rapporto, a volte. Un’altra è Barbra Streisand. Sì, ho spesso lavorato con donne forti.

Quali momenti della sua carriera l’hanno resa più orgoglioso?

È dura rispondere. Certamente Butch

Cassidy perché adoravo fare il fuorilegge e andare a cavallo, senza controfigu­ra. Il candidato mi ha permesso di esprimere il mio pensiero sulla politica in un momento in cui negli Stati Uniti era diventata più forma che sostanza (il film è del 1972, ndr). E poi ho fatto Il migliore sul mio amore per il baseball. O il recente All is Lost, che ho girato su una piccola barca al largo tra Sumatra e il Madagascar, da solo nel mezzo del nulla e con miglia e miglia di acqua intorno e sotto i piedi. Ma io sono cresciuto con il mare, facendo surf. E so che stare in mezzo all’oceano è qualcosa che si porta via un pezzo di te. In generale mi è piaciuto raccontare storie sul mio Paese, il posto in cui sono cresciuto. Per questo, forse, non ho nessun rimpianto.

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 ??  ?? Robert Redford con Cate Blanchett e Bruce Greenwood in una scena di Truth - Il prezzo della veritˆ , di James Vanderbilt (al cinema l’11 febbraio): Redford interpreta l’ex anchorman della Cbs Dan Rather.
Robert Redford con Cate Blanchett e Bruce Greenwood in una scena di Truth - Il prezzo della veritˆ , di James Vanderbilt (al cinema l’11 febbraio): Redford interpreta l’ex anchorman della Cbs Dan Rather.

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