Corriere della Sera - Io Donna

FEMMINISMO DA SERIAL TV

- Maria Laura Rodotà Match blog.iodonna.it/maria- laura- rodota

al netto dello stato depressivo in cui ci si può trovare alla fine delle scorpaccia­te, del tempo perso, del senso di rimbecilli­mento dopo ore e ore incollate a uno schermo e a una storia, il binge watching, la visione continuata di serie televisive porta novità non da poco. Specie per le femmine. Che fanno a pezzi, senza pensarci prima, sentendosi diverse dopo, parecchi stereotipi. Per esempio, la distinzion­e - ovvero la ghettizzaz­ione che diventa autoghetti­zzazione - tra produzioni culturali differenzi­ate per uomini e donne. Sono tante quelle che guardano Sons of Anarchy, Breaking Bad, True Detective. E poi, perché grazie alla seriedipen­denza, tante donne che si vantavano femminilme­nte di essere capre tecnologic­he stanno diventando delle hacker: imparano a navigare online cercando streaming complessi e mutevoli e scudi più o meno legittimi per guardare canali stranieri; pian piano, riducono il digital divide tra i sessi. E pure il loro sconfiname­nto nell’illegale che fan tutti (meno tutte, tra le adulte; ma sta cambiando) è un grande passo verso le pari opportunit­à (per le neo-hacker insoddisfa­tte per la scarsa offerta di Netflix Italia: cercate di vedere, in streaming o su Netflix Usa, le otto stagioni di Weeds: troverete un personaggi­o femminile che passa dal normale al criminale e ritorno, che diventa via via sempre più forte e pure più oscura e cattiva; e seguendola illegalmen­te dal nostro Paese di madonnine e strappone vi farà sentire meglio, ma molto meglio).

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