Corriere della Sera - Io Donna

SMETTETE DI DIRE: È UN GIOCO

- Barbara Stefanelli Uomini che amano le donne blog.iodonna.it/barbara-stefanelli

la giornata comincia con Spotify in cuffia e con la selezione dei “successi italiani”: mentre cammini ti porta dove, alla tua età, non sconfinere­sti mai. Nei territori di rapper giovani, e meno famosi di Fedez, che ripetono molte volte “bambina”, “ehi bambina”, che nei testi associano carezze e sberle, al sesso mischiano labbra gonfie e occhi neri. Ogni tanto dicono “stronza”, sei proprio stronza. Ma è una canzone, e poi l’io narrante maschio non si tira indietro se c’è da parlare male anche di sé. Se reagisci, sei proprio antica. Qualcuno - esperto - ti rassicura con una breve lezione di musica sulla cultura rap americana: nessuno si scandalizz­a più, da decenni. Certo non le ragazze che ascoltano e sanno come prendere/non prendere le strofe o le botte. L’unica riflession­e, fuori tempo e fuori tutto, è che - ripensando­ci - “ai nostri tempi” era così lieve spaccarsi il cervello su che cosa avesse mai fatto la dolce Venere di rimmel o su chi fosse il fiorellino della buonanotte... Poi arriva una mail con un video di quelli che diventano virali in pochi giorni. Si intitola #DearDaddy, lo propone Care, un’associazio­ne norvegese. È una lettera che una figlia recita al padre sulle scene della sua vita di bambina, adolescent­e, poi giovane donna. C’è un’implorazio­ne a lui, agli uomini: smettete di dire puttana, troia, stronza come fosse parte di un rito; smettete di fare battute sulle compagne di classe; smettete di guardarci nel solito modo che non prevede limite d’accesso. Smettete di dire che è un gioco, che si fa per dire, per ridere. «Forse anche tu l’hai fatto, papà, ma adesso dovreste smettere, tutti».

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