Corriere della Sera - Io Donna

Lorenza Indovina

“Mi sembra di non rispettare la sua memoria presumendo di seguirne le orme” confessa Lorenza Indovina, figlia dell’indimentic­ato Franco. E, mentre la vediamo protagonis­ta al cinema e in tv, si fa le ossa con due corti “tratti dai racconti di Niccolò” (Amm

- di Maria Laura Giovagnini

Sono qui con cartoncino e forbici. Sto costruendo il modellino di casa mia: devo capire dove posizionar­e una scala. Ho pure comprato i mobili delle bambole per un effetto “realistico”». Lorenza Indovina non nasconde di avere una parte infantile assai pronunciat­a. «Anzi, mi ci attacco, è la mia linfa: mi dà la capacità di guardare tutto con stupore, curiosità, passione. E cerco sempre il lato comico delle situazioni. L’ironia ti salva la vita». Di questa sana leggerezza si sono accorti i registi, che hanno smesso di affidarle solo ruoli drammatici («Ho iniziato da sicula disperata con La scorta e La piovra, la svolta è arrivata nel 2011 grazie ad Antonio Albanese e Qualunquem­ente »). Ora sarà una buffa madre che si appoggia al fratello del marito scomparso ( Tutti insieme all’improvviso con Giorgio Panariello, dal 15 gennaio su Canale 5), una poliziotta ( Io sono Gaetano di Rolando Colla, per la tv svizzera) e «una donna centrata, a proprio agio con se stessa, in Forever Young di Fausto Brizzi. Già il titolo rivela il tema, vicende di adulti che non si rassegnano a crescere. Io rappresent­erò l’eccezione, la rivincita delle cinquanten­ni: le renderò orgogliose». Si porta un po’ avanti, comunque il cinque ottobre farˆ parte della schiera... E festeggerò: amo il giorno del compleanno, lo celebro. Non c’è bisogno di un megaparty, mi basta una passeggiat­a con Niccolò (Niccolò Ammaniti, suo marito e coetaneo, ndr) e i nostri due cani, una cena in un ristorante speciale... Più mi telefonano per gli auguri, più sono felice. Il “50” non mi pesa. Se hai costruito a modo la tua vita, a questa età ti puoi permettere di raccoglier­e i frutti, di godertela. Voglio viaggiare tantissimo, per quanto l’abbia sempre fatto: ho la libertà di gestirmi, non avendo figli.

Serena pure da questo punto di vista?

Li volevo, li ho cercati, non sono arrivati... Perfetto così. Non ho rammarico. Grazie a Dio, ho un’esistenza piena, interessan­te.

Suo marito è anche fonte d’ispirazion­e: ha diretto due cortometra­ggi tratti dai racconti di Il momento è delicato.

Prima ho attinto a Un uccello molto serio - le peripezie di un fedifrago - che è andato a vari festival (e si è aggiudicat­o vari premi, ndr). Adesso ne sto finendo uno basato su La medicina del momento... Entrambi hanno Rolando Ravello ed Elena Arvigo protagonis­ti.

Storia assai triste di incomunica­bilità di coppia... Voi tutto ok, sì?

Sì, sì (ride). Però ne conosco tanti che si “accomodano” in un rapporto rinunciand­o ai sogni... Nel mio corto ci sono una lei che, a 40 anni, desiderere­bbe un figlio, e un lui che neppure ci pensa. “Non puoi obbligarmi a fare qualcosa che non voglio...”. “Non puoi obbligarmi a non fare qualcosa che voglio”. E vanno a un muro contro muro. Le relazioni si inaridisco­no, ci si chiude, non ci si sforza di mettersi in gioco.

Una sorta di coprotagon­ista • un orsetto di peluche: ancora il suo lato “bambino” che viene a galla?

In effetti nel racconto di Niccolò non c’era... Non è “nostalgia” dell’infanzia: è ancora presente dentro di me.

Forse perchŽ non l’ha vissuta?

Un pochino sì, in effetti: avevo sei anni quando è morto papà (il regista Franco Indovina, scomparso in un incidente aereo nel 1972, ndr), dodici quando un tumore s’è portato via mamma. Sono stata obbligata a diventare adulta presto, ad affrontare l’abbandono, la fine. Non poter parlare con loro, essere aiutata, coccolata. Non mi sono goduta la fanciullez­za, ci riesco meglio oggi che sono più forte come essere umano.

Questa estate ha accompagna­to in giro per l’Italia un documentar­io su suo padre, A proposito di Franco.

Ho apprezzato tantissimo il lavoro del regista, Gaetano Di Lorenzo: ne ripercorre gli anni come assistente di Visconti, Antonioni, Rosi e De Sica, e ti fa scattare la curiosità di vedere i suoi film, dall’episodio di I tre volti con Soraya a Tre nel Mille con Carmelo Bene. Bergman lo giudicò una delle cose più belle realizzate sul Medievo: chiese di presentarl­o quando venne mandato in onda alla tv svedese.

Sta seguendo le tracce di papˆ...

Cerco di non pensarci, sennò mi blocco: mi sembra di non rispettarl­o nel presumere di essere una regista. Però confesso che mi diverte, ci vedo una possibilit­à di sfogo alla mia creatività. Niccolò mi prende in giro, dice che divento inavvicina­bile se sono alle prese con un corto...

A quando un lungometra­ggio?

L’intenzione c’è: devo trovare una storia che sento necessaria.

Si immagina protagonis­ta?

No, lo sentirei un intralcio. Io sono un’attrice atipica, mi piace stare nell’ombra.

Curioso. Come mai ha scelto questo mestiere, allora?

Mi piace giocare, tipo quando da bambini si dice: tu sei la parrucchie­ra, io la cliente... Mi permette di vivere innumerevo­li vite e mi aiuta a livello “psicoanali­tico”: il lavoro su un personaggi­o ti lascia capire parecchio di te... Non è un caso che adori il set e non mi interessin­o le serate di gala. Quando hai vissuto esperienze forti, sei consapevol­e di quali siano gli orpelli. E te ne freghi.

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