Corriere della Sera - Io Donna

Gallina a chi?

Diciamolo: la definizion­e di “gallina” non è lusinghier­a. E anche sbagliata. La più domestica dei pennuti nei rapporti con il gallo ha un piglio da femminista. Parola di biologo. Che da giurato a curiosi concorsi ha tratto insospetta­bili analogie con cert

- di Francesco Petretti

Ho fatto il giurato in un concorso di bellezza per galline e, quando me lo hanno proposto, non mi sono offeso.

Le galline meritano questo e altro e non ho mai pensato che il loro cervello valesse poco: non sarebbero qui da qualche milione di anni e non avrebbero popolato il mondo. Non mi riferisco solo alle splendide galline ornamental­i che vedete in queste pagine e che, con il loro piumaggio vaporoso, sembrano uscite da una messa in piega; ma a quelle, umili e funzionali, che fanno compagnia al genere umano da seimila anni. Da quando cioè il gallo bankiva, colorato e battaglier­o abitante della giungla asiatica, venne domesticat­o e reso animale da cortile. Nel concorso di bellezza “Miss Gallina” le concorrent­i hann0 sfilato di fronte alla giuria composta da veterinari, personalit­à varie e tecnici del settore, me compreso. Per fortuna non ho provato l’imbarazzo di dover rivolgere domande di cultura generale alle concorrent­i, ma sono stato comunque chiamato a giudicare le loro qualità dal punto di vista zoologico. Però come si fa a giudicare una gallina? Provate a dare un voto a quella dal piumaggio bianco o a quell’altra color ruggine o quella con bargigli e cresta carminio. Non sarà facile, ma se le guardiamo nel profondo degli occhi potremo cogliere messaggi conturbant­i e scintille di intelligen­za. Uno sguardo rettiliano, che ammicca come quello dei ramarri o di piccoli dinosauri con le penne: altro non sarebbero, le galline, per alcuni paleontolo­gi, che la versione moderna e pennuta del T-rex, ma con una vita sociale ricca e ben organizzat­a.

Non avendo nulla da perdere dopo aver partecipat­o a “Miss gallina”, posso

Il gallo è un fastidioso coinquilin­o che si agita in continuazi­one e non dà il minimo contributo all’allevament­o della covata

immaginare che senza gli animali domestici gli uomini non sarebbero arrivati sulla Luna né avrebbero inventato internet. Le galline sono fondamenta­li compagne del genere umano. Hanno permesso ai nostri antenati di superare crisi e carestie, perché hanno fornito cibo di qualità anche nei momenti più difficili attraverso un sodalizio tutto femminile con le persone che se ne sono tradiziona­lmente prese cura: le donne. In campagna le donne hanno sempre rivolto le loro attenzioni agli animali da cortile per garantire a mariti, padri, figli, un alimento di prima qualità per i giorni di festa; oppure da riservare a bambini, anziani, malati e convalesce­nti. Che fosse un uovo fresco sbattuto o un brodo delicato per i cappellett­i. La gallina ha affrontato tutto ciò con stoica sopportazi­one, mantenendo inalterate le sue caratteris­tiche etologiche e in particolar­e la struttura matriarcal­e della sua comunità. Soprattutt­o ha consolidat­o un sano disprezzo per il genere maschile, personific­ato dal gallo: per le galline è un insistente e fastidioso coinquilin­o che non dà il minimo contributo all’allevament­o della

Gli inglesi hanno piccoli pollai domestici ed eleganti anche nel cuore della city, sul tetto di prestigios­i palazzi. Per avere un uovo fresco ogni mattina

covata, si agita in continuazi­one e fa il diavolo a quattro per possederle. Tutte. Si ostina a ribadire il suo ruolo, apparentem­ente di dominatore, cantando ogni mezz’ora: non è vero che canti solo all’alba. Ogni chicchiric­hì suona più o meno così: “Guardatemi, sono magnifico, ci so fare, venite da me pollastrel­le e non resterete deluse”. Ma loro sono più interessat­e al cibo, alla cura dei pulcini, o a mettere in riga le compagne di pollaio. Fra le galline, infatti, regna un matriarcat­o assoluto, inossidabi­le, organizzat­o secondo una rigida gerarchia nel quale il gallo è un emarginato, poco più di un anonimo e meccanico donatore di seme. Ma non trattiamol­o troppo male: in fondo è anche merito suo se ci sono i pulcini. Per certi versi assomiglia molto a qualcuno fra noi. È poligamo, ma per decisione della selezione naturale, non per libera scelta. Anzi, è poliginico: un solo maschio per tante femmine. Per questo è bello e vistoso e fa di tutto per risultare attraente agli occhi delle galline, al punto da dimenticar­e che nel mondo dei polli esistono anche volpi e faine: sono votati al martirio in nome della competizio­ne sessuale, coinvolti nella classica sfida fra maschi che comporta esibizioni­smo all’ennesima potenza, cresta, bargigli, piume, canto. Ma sarà lei a decidere. E alzi la mano chi pensa che fra gli uomini non sia così... Negli ultimi anni, grazie anche alle selezioni degli appassiona­ti di uccelli ornamental­i, le galline sono tornate di moda e dopo l’ultima esternazio­ne della comunità medica mondiale sulla pericolosi­tà delle carni rosse lo saranno ancora di più. Ma non voglio ridurle a elemento della dieta salutista: ho amici e colleghi che le tengono in giardino come animali da compagnia e ne parlano con trasporto. Nessuno si sognerebbe di

metterle in pentola. Ma io vorrei che tutte, non solo quelle da compagnia, vivessero in modo accettabil­e e non in minuscole gabbie, condannate a fare uova su uova come macchine. L’Europa si • mossa imponendo qualche centimetro quadrato in pi• alle gabbie degli allevament­i in batteria, ma non basta. Viva le galline libere che razzolano nell’aia e nell’orto. Se potessi le alleverei anche sul terrazzo di casa, nel centro di Roma, ma una strana disposizio­ne legislativ­a, che permette di tenere pappagalli e pitoni, me lo vieta. Gli inglesi invece hanno ormai piccoli pollai domestici anche nel cuore della city, sul tetto di prestigios­i palazzi. Sono pollai eleganti, facili da montare, lavabili e completi di cassettina, dove ogni mattina si pu˜ raccoglier­e un uovo fresco. Se poi si vogliono avere dei pulcini, bisogna ricordarsi di mettere un gallo nel pollaio: a qualcosa, poveretto, ancora serve.

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 ??  ?? Sopra, un maschio di razza Padovana. Nella pagina accanto, dall’alto, una Moroseta nana e, sotto, una Wyandotte nana.
Sopra, un maschio di razza Padovana. Nella pagina accanto, dall’alto, una Moroseta nana e, sotto, una Wyandotte nana.
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Un esemplare di Padovana riccia, specie di pollo ornamental­e.
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Sopra, un esemplare di Faverolles. Nella pagina accanto, una Olandese con ciuffo maschio (in alto) e una Cocincina, una razza di origini asiatiche.

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