Corriere della Sera - Io Donna
Gallina a chi?
Diciamolo: la definizione di “gallina” non è lusinghiera. E anche sbagliata. La più domestica dei pennuti nei rapporti con il gallo ha un piglio da femminista. Parola di biologo. Che da giurato a curiosi concorsi ha tratto insospettabili analogie con cert
Ho fatto il giurato in un concorso di bellezza per galline e, quando me lo hanno proposto, non mi sono offeso.
Le galline meritano questo e altro e non ho mai pensato che il loro cervello valesse poco: non sarebbero qui da qualche milione di anni e non avrebbero popolato il mondo. Non mi riferisco solo alle splendide galline ornamentali che vedete in queste pagine e che, con il loro piumaggio vaporoso, sembrano uscite da una messa in piega; ma a quelle, umili e funzionali, che fanno compagnia al genere umano da seimila anni. Da quando cioè il gallo bankiva, colorato e battagliero abitante della giungla asiatica, venne domesticato e reso animale da cortile. Nel concorso di bellezza “Miss Gallina” le concorrenti hann0 sfilato di fronte alla giuria composta da veterinari, personalità varie e tecnici del settore, me compreso. Per fortuna non ho provato l’imbarazzo di dover rivolgere domande di cultura generale alle concorrenti, ma sono stato comunque chiamato a giudicare le loro qualità dal punto di vista zoologico. Però come si fa a giudicare una gallina? Provate a dare un voto a quella dal piumaggio bianco o a quell’altra color ruggine o quella con bargigli e cresta carminio. Non sarà facile, ma se le guardiamo nel profondo degli occhi potremo cogliere messaggi conturbanti e scintille di intelligenza. Uno sguardo rettiliano, che ammicca come quello dei ramarri o di piccoli dinosauri con le penne: altro non sarebbero, le galline, per alcuni paleontologi, che la versione moderna e pennuta del T-rex, ma con una vita sociale ricca e ben organizzata.
Non avendo nulla da perdere dopo aver partecipato a “Miss gallina”, posso
Il gallo è un fastidioso coinquilino che si agita in continuazione e non dà il minimo contributo all’allevamento della covata
immaginare che senza gli animali domestici gli uomini non sarebbero arrivati sulla Luna né avrebbero inventato internet. Le galline sono fondamentali compagne del genere umano. Hanno permesso ai nostri antenati di superare crisi e carestie, perché hanno fornito cibo di qualità anche nei momenti più difficili attraverso un sodalizio tutto femminile con le persone che se ne sono tradizionalmente prese cura: le donne. In campagna le donne hanno sempre rivolto le loro attenzioni agli animali da cortile per garantire a mariti, padri, figli, un alimento di prima qualità per i giorni di festa; oppure da riservare a bambini, anziani, malati e convalescenti. Che fosse un uovo fresco sbattuto o un brodo delicato per i cappelletti. La gallina ha affrontato tutto ciò con stoica sopportazione, mantenendo inalterate le sue caratteristiche etologiche e in particolare la struttura matriarcale della sua comunità. Soprattutto ha consolidato un sano disprezzo per il genere maschile, personificato dal gallo: per le galline è un insistente e fastidioso coinquilino che non dà il minimo contributo all’allevamento della
Gli inglesi hanno piccoli pollai domestici ed eleganti anche nel cuore della city, sul tetto di prestigiosi palazzi. Per avere un uovo fresco ogni mattina
covata, si agita in continuazione e fa il diavolo a quattro per possederle. Tutte. Si ostina a ribadire il suo ruolo, apparentemente di dominatore, cantando ogni mezz’ora: non è vero che canti solo all’alba. Ogni chicchirichì suona più o meno così: “Guardatemi, sono magnifico, ci so fare, venite da me pollastrelle e non resterete deluse”. Ma loro sono più interessate al cibo, alla cura dei pulcini, o a mettere in riga le compagne di pollaio. Fra le galline, infatti, regna un matriarcato assoluto, inossidabile, organizzato secondo una rigida gerarchia nel quale il gallo è un emarginato, poco più di un anonimo e meccanico donatore di seme. Ma non trattiamolo troppo male: in fondo è anche merito suo se ci sono i pulcini. Per certi versi assomiglia molto a qualcuno fra noi. È poligamo, ma per decisione della selezione naturale, non per libera scelta. Anzi, è poliginico: un solo maschio per tante femmine. Per questo è bello e vistoso e fa di tutto per risultare attraente agli occhi delle galline, al punto da dimenticare che nel mondo dei polli esistono anche volpi e faine: sono votati al martirio in nome della competizione sessuale, coinvolti nella classica sfida fra maschi che comporta esibizionismo all’ennesima potenza, cresta, bargigli, piume, canto. Ma sarà lei a decidere. E alzi la mano chi pensa che fra gli uomini non sia così... Negli ultimi anni, grazie anche alle selezioni degli appassionati di uccelli ornamentali, le galline sono tornate di moda e dopo l’ultima esternazione della comunità medica mondiale sulla pericolosità delle carni rosse lo saranno ancora di più. Ma non voglio ridurle a elemento della dieta salutista: ho amici e colleghi che le tengono in giardino come animali da compagnia e ne parlano con trasporto. Nessuno si sognerebbe di
metterle in pentola. Ma io vorrei che tutte, non solo quelle da compagnia, vivessero in modo accettabile e non in minuscole gabbie, condannate a fare uova su uova come macchine. L’Europa si • mossa imponendo qualche centimetro quadrato in pi• alle gabbie degli allevamenti in batteria, ma non basta. Viva le galline libere che razzolano nell’aia e nell’orto. Se potessi le alleverei anche sul terrazzo di casa, nel centro di Roma, ma una strana disposizione legislativa, che permette di tenere pappagalli e pitoni, me lo vieta. Gli inglesi invece hanno ormai piccoli pollai domestici anche nel cuore della city, sul tetto di prestigiosi palazzi. Sono pollai eleganti, facili da montare, lavabili e completi di cassettina, dove ogni mattina si pu˜ raccogliere un uovo fresco. Se poi si vogliono avere dei pulcini, bisogna ricordarsi di mettere un gallo nel pollaio: a qualcosa, poveretto, ancora serve.