Corriere della Sera - Io Donna
Il piano di Maggie.
E ho dimenticato un fornello acceso senza la pentola sopra. È partito l’allarme anti-incendio. Ho spento subito il fuoco, ma come in un film, gli spruzzatori d’acqua in più punti della casa si sono attivati. Daniel è dovuto correre da una parte all’altra con i secchi per evitare che si allagasse tutto. Non posso dire che ne fosse contento. Anche perché non era la prima volta che combinavo qualcosa del genere. Chissà, forse mi ama proprio per questo. Ogni coppia ha i propri equilibri. Difficile combinare lavoro e privato? Non nel mio caso: svolgo l’80 per cento del lavoro a casa davanti al computer. Solo il resto, girare un film o farne la promozione, mi porta fuori. Ho una vita molto regolare. Comincio a scrivere tra le 8.30 e le 9 ogni giorno e vado avanti fino all’ora di pranzo. Non è una persona che ti guarda lavorare. Ha un grande senso del dovere. E poi non gira moltissimi film, anche lui spesso studia o lavora da casa. Riusciamo a coordinarci con i tempi quando dobbiamo entrambi andare fuori per lavoro. In famiglia ci sono un buon equilibrio e una buona suddivisione dei compiti, anche se tutto avviene naturalmente giorno per giorno, senza mansioni preordinate da svolgere: “Tu fai sempre questo, io invece faccio sempre questo e quell’altro...”. I suoi figli, entrambi maschi, potrebbero mai diventare come l’Ethan Hawke di Il piano di Maggie? Non credo, ma chissà. Ora che hanno le prime cotte, mi pare siano abbastanza romantici e che pendano dalle labbra delle rispettive fiamme. Potrebbero però cambiare con il tempo... Con un albero genealogico del genere si aspetta che diventino artisti? È una possibilità, ma nessuno di loro ha ancora le idee chiare. Per il momento li ascolto senza condizionarli. E faccio lo stesso quando mi parlano di amore. Il mio problema è che, essendo la madre, non sono obiettiva. Quando cresceranno sarò probabilmente l’ultima a capire davvero che uomini saranno diventati. Ma, certamente, li amerò a prescindere.