Corriere della Sera - Io Donna

“MI HA INSEGNATO TUTTO LA BABY SITTER” Era stufa di cantare nei bar per 50 euro a serata. Poi due grandi produttori hanno scommesso su di lei e ora Joan Thiele, italiana con radici svizzere e argentine, per il suo primo mini album punta su un pop chic. Is

- Di Andrea Laffranchi, foto di Fernando Lombardi

Ci sono oggetti che ci rappresent­ano. Una pietra raccolta sulla spiaggia di Brighton, il “mare” dei londinesi, ci racconta di Joan Thiele, cantautric­e esordiente classe 1991, più di tante parole. «È la preferita della mia collezione. Le raccolgo sin da bambina su suggerimen­to di uno zio omeopata che mi diceva di associare a un elemento naturale un pensiero positivo».

Nome completo Alessandra Joan Thiele, nata sul lago di Garda, albero genealogic­o senza confini. A pochi mesi si è trasferita in Colombia perché papà, che lì vive ancora, voleva raggiunger­e un fratello. Ma in famiglia c’erano già radici sudamerica­ne, con una nonna svizzera che era emigrata e un nonno con origini latine. Le scuole le ha fatte in Italia, quindi dopo il liceo linguistic­o decide di andare in Inghilterr­a. «Per amore di un musicista conosciuto durante una vacanza. Ci sono rimasta un paio d’anni e la voglia di fare musica è nata in quel periodo». Torna in Italia e si mette alla prova. «Tampinavo i proprietar­i dei locali via Facebook. Serate voce e chitarra, scrivo i pezzi, l’acustico è la mia dimensione preferita. La prima volta che ho suonato dal vivo, a Salò, il proprietar­io a fine serata mi ha detto “non suoni bene, lascia stare”. Mi sono impegnata e un anno dopo, nel 2013, mi sono esibita al Acoustic Guitar Meeting di Sarzana » racconta. Il disco ha una produzione più sofisticat­a, fra le atmosfere dark di Lana Del Rey, il soul-dub di Selah Sue, il cantautora­to di Regina Spektor. Insomma un pop chic e contempora­neo figlio di una passione onnivora. «Da bambina ascoltavo

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