Corriere della Sera - Io Donna
Beppe Fiorello
47 anni, attore e produttore. Ha lavorato in «Da ragazzo non mi accettavo, non mi piaceva questo mio volto rotondo da bravo bambino. Il corpo per me era l’involucro di un’anima in tormento. Avevo l’handicap di una timidezza patologica. Questa timidezza che oggi per me è un patrimonio inestimabile, perché è il mare dentro cui navigo coi personaggi. Quando sono diventato padre ho cominciato ad accettare cose che prima non sopportavo. Ma l’inquietudine è rimasta: ho una patologica iper-protezione nei confronti del mio corpo. Cerco ogni giorno un’impossibile perfezione fisica. Perché il mestiere dell’attore è come quello di un atleta. Lo sosteneva anche Vittorio Gassman. Che training fa l’attore-atleta? Mi alleno molto: preferisco il lavoro isometrico: poco peso, ma molta resistenza. Non lo faccio da solo, ho un amico - non mi piace chiamarlo personal trainer - in realtà è uno “scultore”. Da cosa parte per costruire fisicamente un personaggio? La parte del corpo cui presto maggiore attenzione è la testa. I capelli più del volto. Io ne ho tanti e li posso modellare e trasformare. Sono molto ricci, crespi. Coi capelli faccio il personaggio, poi scendo più giù. Com’è lo sguardo degli altri su di sé per un timido, nemico o amico? Ho definitivamente sconfitto la timidezza quando è morto mio padre. Mi sono detto: adesso ti devi dare una mossa, rimboccare la maniche e fare da solo.