Corriere della Sera - Io Donna

IL PROMETEO SBEFFEGGIA­TO

- Corriere acazzullo@rcs.it

nessuno sa chi sia, ma le donne italiane - e anche gli uomini - dovrebbero considerar­lo un eroe. Era la gioia dei vignettist­i dell’epoca, che lo raffigurar­ono in gonnella e tacchi alti, o in marsina con la coda retta da un nugolo di femmine adoranti. In realtà non era un maschio femminista, parola orrenda; era un democratic­o che amava e stimava le donne. Perseguita­to e incarcerat­o dai Borboni, nell’Italia unita si batteva per il suffragio universale, non solo maschile ma anche femminile, convinto com’era che la democrazia non sarebbe stata tale senza il sesso allora considerat­o debole ma che mandava avanti le famiglie e il Paese. Si chiamava Salvatore Morelli. Fu lui, il 18 giugno 1861, all’indomani dell’unificazio­ne, a presentare una proposta di legge intitolata “Per lo scopo di abolire la schiavitù domestica per la reintegraz­ione giuridica della Donna, accordando alle Donne italiane i diritti civili e politici che si esercitano dagli altri cittadini del Regno”. Fu per questo vilipeso, irriso, sbeffeggia­to; come spesso accade ai precursori. Ogni volta che prendeva la parola in Parlamento, era accolto da battute e risolini. La donna avrebbe conquistat­o la capacità giuridica solo dopo la Grande Guerra, e il voto solo dopo la Resistenza. Ora la figura di questo Prometeo delle italiane è stata riscoperta e in parte risarcita con la bella mostra che Laura Boldrini ha voluto nella Sala della Lupa alla Camera. Salvatore Morelli morì nel 1880, poverissim­o; a quei tempi - come ha annotato Paolo Conti sul - non esistevano i vitalizi per i parlamenta­ri, ma «solo» la soddisfazi­one di essersi battuti per una giusta causa.

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