Corriere della Sera - Io Donna
DI PIETRO: L’OLIO, IL BRASILE E MANI PULITE
Scrivo questa rubrica su Antonio Di Pietro: mi ha giurato di non essere interessato ad avere incarichi in Campidoglio, il Vietnam politico del M5S. Me l’ha proprio giurato: e gli credo. Poi per÷ m’ha detto anche un’altra cosa: “Sto partendo per il Brasile”. Immaginarsi Di Pietro che sbarca a Ipanema è una roba piuttosto forte, direi.
No no. Sbaglia a immaginarsi chissà quale vacanzona. Non mi porto il costume, vado per lavoro. Be’, questa è una notizia: Di Pietro che ha trovato lavoro in Brasile? E che lavoro, se posso? Sa, io devo pur campare, no? Non si vive di sola aria. Dai due boccate, ma poi la pancia ti resta vuota. Così, da un po’ di tempo, mi sono rimesso a coltivare la terra. Nel mio paese, a Montenero di Bisaccia, produco l’olio. Un olio squisito, mi creda. Fatto come si faceva un secolo fa. Non ho capito: che c’azzecca la coltivazione dell’olio con il Brasile? E infatti non c’azzecca! Mi faccia finire, no? Allora: nel mentre coltivavo olio, in Brasile si sono ricordati di Antonio Di Pietro. Lì hanno un gigantesco problema di corruzione ed evasione: e la cosa curiosa è che i metodi che usano sono gli stessi usati in Italia ai tempi di Mani Pulite. Stessi Paesi, dove portare i conti, e persino stesse società. E siccome i trucchetti di certi farabutti io li conosco bene... È stato chiamato come consulente dal governo brasiliano. Alt! No. Questo non posso proprio dirglielo. Le ho già detto pure troppo, boccaccia mia che non riesce a starsene zitta.