Corriere della Sera - Io Donna
Sì, SOGNARE: STAVOLTA MOLLO TUTTO E CAMBIO VITA
Strane città dello spirito dove meditare e fare yoga. Villaggi tra i monti che hanno messo al bando tablet e cellulari. Case costruite sull’acqua e piccoli paradisi terrestri a bassissimo costo creati da IDEALISTI e visionari. Voglia di girare pagina? Ben
Quella che potremmo chiamare la voglia di Napuka può nascere all’improvviso o dopo lunga gestazione: in coda in tangenziale mentre osservi il vicino che si esplora il naso, nel centro affollato di Milano, durante l’ ennesimo litigio dicond omini o.Nap ukaèlu ogoesimbolo: anellino di terra perso nell’oceano Pacifico, meta che incarna l’utopia dell’hom osapiens cittadinus. Trovare un altrove possibile, un’oasi di umanità, un modo diverso di vivere. Mica facile, lo sappiamo. Non basta andare lontano. Anzi. Per l’ utopista responsabile, la lontananz anonèunvanto. Se anche si trasferisse col telelavoro in Antartide, rovinerebbe l’ habitat del pinguino imperatore. Nella Terra del Fuoco troverebbe il suo panettiere che ha aperto una catena di Bread Point. E poi come si sopravvive in un posto come Napuka: oggi sarà la stessa di quandoMagellano la battezzò Isola della Delusione, oppure peggio, una sabbiera desolata con il fastfood e la tv satellitare. Più che un luogo, un’isola felice, l’utopia è fatta di persone. Che siano un po’ visionariema che non facciano setta. Ecco: trovare un’ utopia abbordabile e sostenibile e possibilmente già avviata è difficile. L’ homo sapiens cittadinus la vagheggia come inunfilm diMiyazaki. L’autoredelle fotografiedi queste pagine invece è sicuro di averne trovate tante. È partito da una definizione: utopia uguale“go od no-p la ce ”. E ha disegnato una mappa che abbraccia il mondo: Mandar ominF rancia, Auro ville in India, Ithaca Ecovill age a400chilom et rida New York ... Èunamappadi posti un po’ pazzi, nati spesso da una fuga, dalr ifiuto del superfluo e/ oda una visione. Earthshipn el New Mexico, per esempio, è stata concepita dall’ archit etto MikeReynolds che nel 1972 ideò la prima (a suo dire) “casa a impatto zero” costruita con fango, alluminio, lattine di birra, vecchi pneumatici, altro materiale riciclato... La chiamò “Casa Pollice”. Che 45 anni do-
C’è chi realizza abitazioni a impatto zero con fango e lattine di birra e chi ha progettato una Disneyland orientaleggiante a due passi dalla Costa Azzurra
poèancora là: negli anni ungruppodi amici edi colleghi (ma anche sconosciuti) sono andati ad abitare nella zona, dando vita a “The greaterworldearthshipeco-sustainablecommunity”, la grande comunità ecosostenibile. Alcuni di questi luoghi utopici sono legati a esperienze religiose. A 50 km da Canne se dalla Costa Azzurra sorge Manda rom, che appare( senza offesa) come una piccola Disney land orientaleggiante: statue dorate di Buddha, pagode, elefanti di cartapesta. Ci vivono 400 persone. Il fondatore, G il bertBourd in, si proclamava“messia della sintesi cosmo planetaria” e fino alla sua morte (nel 1998) fu il profeta dell’ Omis mo( da Om, il più sacro mantra induista ). Dalla parte opposta dell’ Atlantico troviamo Yoga ville, unashramf on dato nel 1981 nel verde della Virginia daSwa mi Satchidan anda,c on la sua cupola a fio redi loto costata (allora )2 milioni di dollari. L’ utopia può esserea sfondo religioso oppure ecologico. O può prendere la forma sformata di una comunità anarchica: a Copenaghen c’è la famosaCittà Libera di Christiania, nata nel 1971 quando un gruppo di hippie occupò una base navale dismessa alle porte della capitale danese.
Un quartiere parzialmente auto-governato, con mille abitanti, due ingressi principali e il divieto di entrata per gli autoveicoli. Divieto che per l’homo sapiens cittadinus (non solo il pendolare da tangenziale) rimane( in confess abilmente) rivoluzionario e indigesto: tutti ci riempiamo la bocca di bici,sk atee mezzi pubblici, anche se poi preferiamo usare il gippone per andare da una stazione del metrò all’ altra. All’ It ha ca Ecov il lage,n ello Stato di New York,
ilgipponeno. Energiaverde, co-housing, agricoltura biologica su piccoli appezzamenti, il ronzio delle api come colonna sonora. Facile, direte voi, e da ricchi, poter vivere in una di quelle comunità eco-chic. Ma in generale sono tutte autosufficienti e poco dispendiose. E poi, provate solo a pensare di trasferirvi a Green Bank, WestVirginia, dove 143 abitanti vivono senza poter utilizzare telefonini e tablet. Com’è possibile vivere senza ricevere uno straccio di messaggio “vazàp” (come dice un agricoltore dimia conoscenza). Perché questa tortura? I beati dannati diGreenBank vivono all’interno della National Radio Quite Zone, all’ombra dell’ Osservatorio Spaziale che sorge intorno al più grande radiotelescopio del mondo, così grande che nel suo piatto ci potrebbe stare un campo da pallone. Un aggeggio così sensibile da poter rilevare l’energia di un singolo fiocco di neve quando tocca terra. Il telescopio può captare segnali lontani 13 miliardi di anni luce. Per fare ciò, non deve essere distratto. Ecco spiegato il motivo del divieto totale per strumenti che emettono segnali: cellulari, bluetooth, forni amicronde, telecomandi, cordless, wireless. Telefono? Solola vecchia lineafissa. Questa sì che è un’utopia. Il piccolo Barry Bias sostiene che non è un problema. «Per parlare con _gli amici, esco evado a cercarli ». Chi( non) vorrebbe un figlio del genere?