Corriere della Sera - Io Donna
DIARIO DI VIAGGIO / 3 IN THAILANDIA CERCANDO LA SEMPLICITà
Un viaggio esotico con le figlie, per insegnare che ci sono bimbe che vivono con poco o che si può mangiare senza tavolo ed ESSERE FELICI. E anche per scoprire che ci si può capire con un sorriso
Amo viaggiare, vivere posti nuovi. L’ho sempre fatto, si può dire che sono nata viaggiando. Ogni viaggio, aprescindere dalla distanza, è un momento di crescita, è fuga e rinascita, mi fa scoprire qualcosa di me stessa. Da un po’, viaggio con le mie figlie, Viola, che ha 8 anni, e Sole, di 5. Amo anche gli alberghi amille stelle, ma di fondo mi piacciono la semplicità, il campeggio, i paesini dove non c’ è neanche la corrente elettrica. Ricordo con gioia il viaggio fatto in Thailandia l’anno scorso, quello in cui perla prima volta Viola e Sole hanno potuto cogliere il modus vivendi di una realtà completamente diversa dalla loro. Le ho portate anche in un villaggio di montagna del nord, a due ore d’ auto da Chi ang Mai, dove si pratica una formula di turismo nuova, che consente di interagire congli abitanti locali nella loro quotidianeità. Voglio che capiscano, già alla loro età, quanto sono fortu-
nate, perciò cerco per loro luoghi profondamente diversi, dove i bambini hanno molto meno di loro. In quel piccolo villaggio, Viola e Sole erano stupite dalle palafitte, costruite non sull’acqua, ma sulla terra, così che sotto potessero starci quelli che lì sonoconsiderati animali domestici: oche, maialini neri e galline. La piccola impazzisce per le galline e si è divertita comemai.
Io ero già affezionata alla Thailandia: anni fa, a Phi Phi, ho preso il brevetto PADI per le immersioni. Ricordo panorami unici, rocce a strapiombo sull’acqua, spiagge bianche comeKohSamui, KohTao, PhangNga, Phuket. Spiagge famose e quindi affollate, ma è bello che in tanti possano godersi posti così belli. ABangkok, mancavodaanni e l’hotrovata migliorata, piena di locali, cose da fare, una metropoli ormai, che può competere con New York, ma anche un mix sorprendente di antico e moderno, di Asia e Occidente. C’eranoancorai tuctuc, auto caratteristiche ricavate da moto o Ape car,ch eh annof atto ridere tanto le
bambine e che a me hanno fatto venire in mente irickshaw con cui andavo a scuola quando, ragazzina, ho vissuto in India coi miei genitori. Nel villaggio, le bimbe si sono adattate benissimo edè statobello, è stata laprova che sto riuscendo a educarle senza viziarle. Sono una madre severa, in questi viaggi ripeto loro di fare attenzione, di nonmangiare frutta con la buccia o verdura cruda, dilavarsi le mani. Poi, sono anche della scuola che “quel che non ti ammazza ti rinforza”. In dieci giorni di viaggio, non hanno fatto un capriccio. La piccola, che aveva quattro anni, si è confrontata con cibi nuovi, ha imparato che non esiste solo la pasta e che nei diversi posti delmondo il cibo è diverso dal nostroma ugualmente buono e che non è necessario cercare ristoranti italiani. Credo che questo ti podi educazione e disciplina serva da fondamento per renderle libere. Per essere libera, devi conoscere le regole, solo così puoi anche superarle, però restando rispettosa degli altri.
Ame, la cucina thai piace tantissimo. Ha una combinazione unica di agrodolce, piccante, spezie. In quel piccolo villaggio del nord, abbiamo pranzato a casa di un’anziana. Lei non parlava inglese, noi non parlavamo thailandese, ma ci ha insegnato a cucinare una loro zuppa di pollo e verdure, preparata su un fuoco, per terra, inmezzo al soggiorno, con le bimbe che ripetevano solta nt oK opkhunk ha a ,« grazie », l’ unica cosa che sapevanodire inquella lingua. Poi, Viola eSole, guardando la casa spoglia e priva di tavoli e sedie, mi hanno chiesto “mamma, ora dove mangiamo?”. Ci siamo sedute sul pavimento del balcone affacciato su un fiumiciattolo di montagna e io ero fiera che in quel momento le mie bimbe sperimentassero che si può essere felici anche senza possedere tutte le cose che posseggono.
Se penso almomento più emozionante di quel nostro viaggio, vedo il sorriso di una bimba thai, poi quel lodi Viola e Solee queste tre bambine che, in allegria, si prendono permano, senza conoscersi, senza poter parlare una lingua condivisa. Si sonocomprese superandotutte le barriere, hanno giocato sui prati verdi, sotto i banani, si sono divertite. Quel giorno, guardandole mie figlie, ho pensato che sono già due piccole, vere, viaggiatrici.