Corriere della Sera - Io Donna
DENZELWASHINGTON
Da bambino il suo sogno era diventare un collezionista d’arte. E l’olandese era la sua ossessione. Oggi arrivato alla NONA NOMINATION (e a 63 anni, molto ben portati), l’attore ha finalmente fatto suo il consiglio che gli dava la mamma: “Non complicarti la vita, Denzel”
Denzel Washington è un tipo spiccio. Se gli chiedi di descrivere i suoi personaggi ti risponde con aria ironica. Gli parli del suo attivismo politico-si sa cheha sostenutola campagna e la presidenzaObama- eluisi tiraindietro. Indaghi sulle sue charity e glissa immediatamente. Non questa volta, però. Sarà forse l’ euforia perla su anona nomination agli Oscar-ne ha giàv inti due, oltre a tre Gol denG lo be e un TonyAward. Sarà cheper la suaultima interpretazione in Roman J. Israel, Esq., storia di unavvocato idealista, leggermente autistico, ha ricevuto critiche entusiastiche (« Un dramma benedetto da una delle performance più sentite d el l’ anno»h ascritto ilGuar dian ). Oggi la star sessantatreenne si lascia scapparequalche confidenza, e parla a tratti con la veemenza di un predicatore evangelico( infatti confessa di leggere ogni giorno la Bibbia ).
RomanJ.Is ra el èunavvocat oche sembra cristallizzatone gli anni ’60: ha una massa di capelli afro, un vestito fuori mo dadi tre misure più grandi, un cervello enciclopedico, e una forma di autismo che gli impedisce di usa renella conversazione le necessarie cautele. Dadove è partito per costruire questo personaggio?
Leggendo la sceneggiatura, continuavo a chiedermi: perché Roman finisce sempre nei guai, perché è solo e non riesce a comunicare con gli altri? Infine, perchémai il suo boss lo relega in un angolo dello studio, pur conoscendo la sua incredibile competenza in campo legale? Ho fatto una ricerca sulla sindrome di Asperger, e da lì sonopartito.
R oman è un asociale ma anche un Don Chisciotte che combatte per i diritti civili dei diseredati. Sarebbero necessari piùRoman, oggi?
Oggi viviamo in unmondo diverso e serve un altro approccio: una voce isolata come quella di Roman si perde nel nulla. Io credo però nei giovani: do pola proiezione del film ho parlato con molti di loro, mi sembrano determinati a farsi sentire, e impegnarsi per cambiare le cose. Spero che non perdano il loro fuoco interiore enonsi diano per vinti. La società ha molte colpe nei confronti dei giovani, spesso abbandonati a se stessi. È troppo facile prendersela col sistema e la società; io credo che tutto cominci dalla famiglia. Se un giovane non ha una figura paterna, sene trova una qualunque per strada. Conosco bene quella realtà, l’ ho vissuta personalmente: tre dei miei amici piùcari sonofiniti in galera perché non avevano un padre. Mi dica, allora, se hanno fatto delle rapine amano armata, è colpa del sistema? Da ragazzo - ha rivelato - non era uno stinco di santo e sembrava destinato più alla prigione che all’Oscar. Cosa è cambiato? Un giorno mi cacciarono dal college emi rispedirono a casa per seimesi. Il semestre seguente ritornai, mi iscrissi a una classe di recitazione, elamiavitacambiò. Nell’arcodiun anno - era l’autunno del 1974 - passai da voti infimi in tante materie a recitare nell’Imperatore Jones di Eugene O’Neill. Se non avessi fallito cosìmiseramente in quei corsi, non sarei qui oggi a parlare con lei.
In Philadelphia lei ha interpretato un altro tipo di avvocato, brillante, eloquente e incisivo. Crede che potrebbe essere un bravo difensore? Tutti gli avvocati sono infondo degli attori! QuandogiraiPhiladelphiaaf
fiancai, per la preparazione, l’avvocato Johnny Cochran (noto per avere difeso O.J. Simpson, ndr). Da lui ho imparato parecchio sull’ arte dellare citazione. Tutto conta nelle performance in tribunale: la postura, il tonodellavoce, ilmododiguardare
“Tre dei miei amici più cari TPOP OJUJ JO HBMFSB 4F VO SBHB[[P OPO IB VOB HVSB QBUFSOB TF OF USPWB VOB QFS TUSBEBp
chi ti sta difronte odi evitare di farlo. Persino i ve stitiche indossi.
Il sogno di Roman è passare una giornata in spiaggia mangiando un panino straordinario. Che sogno aveva lei, all’inizio?
In quinta elementare seguiiuncorso d’arte. Van Gogh diventò la mia passione: «Appena avrò due dollari menecompreròuno» dicevo. Quando finalmentee riuscii a raccattare i due dollari, i suoi dipinti ne valevano quattro ( ride). Così continuo a fare lo stesso sogno; sono un collezionista d’ arte, manonhomaiisoldi per comprarmi un vanGogh.
Ha però una carriera invidiabile, quattro figli grandi e realizzati e unamoglie con cui ha diviso 35 annidi vita. Quello che sembra essenziale da giovani, col passare del tempo, conta sempremeno. Cosa è
fondamentale ora per lei? Alla mia età, adesso? Mah… mia madremi ripeteva : « Keep it simple, Denzel, non farla troppo complicata». Mi ci sono voluti 40 anni per capire cosa volesse dire: eliminare a poco a poco il superfluo, semplificare ogni cosa. Me lo ripeto sempre. Da ragazzo, quando cominciai, volevo essere il migliore attore del mondo e la vita mi ha poi insegnato che devi soprattutto dare ilmeglio di te stesso. Quando Viola Davis l’anno scorso ha vinto l’Oscar (perBarriere, filmche luiha diretto einterpretato, ndr) miharesofelice; fosse successo vent’ anni fa, sarei andato su tutte le furie per non averlo preso anche io.
Ci parlerebbe delle sue iniziative umanitarie?
Ho costruito chiese, scuole, club per ragazzi e ragazze (èmolto attivo in “Boys & Girls Clubs of America”, organizzazione che istituisce programmi dopo-scuola per i giovani,
ndr). Ho donato milioni di dollari, ma nonmi va di parlarne; credo si debba dare un esempio, ma mai farsi sviolinate. Tutti abbiamo qualcosa da offrire: lei ha un suo potere con la penna, io con la recitazione. Ma non sono un attivista politico, non ho bisogno di espormi e farmi _ vedere ovunque. Ma lavorare sodo, questo sì.
“Credo nei giovani. Mi sembrano determinati a impegnarsi per cambiare le cose. Spero che non perdano il fuoco interiore e non si diano per vinti”