Corriere della Sera - Io Donna

VENEZIA DIETRO LAMASCHERA

- diGiuseppe Scaraffia

Casanova amava le feste senza fine, Montesquie­u rifletteva sulle maschere, per lord Byron era come un sogno. Il CARNEVALE IN LAGUNA attraversa i secoli. E come ogni anno rinnova l’appuntamen­to con gli eventi più prestigios­i. Uno storico ci spiega perché travestirs­i non perde mai il fascino

Nelle notti del prossimo Carnevale i lampi deis elfi e sostituira­nno quelli delle tor ceche da secoli hanno illuminato il più celebre Carnevale d’Europa, che ai tempi di Tiepolo si estendeva per seimesi. «Venezia ha raccolto tutta la felicità che c’è sulla terra» sosteneva Giacomo Casanova che amava quelle feste senza fine in cui chiunque poteva osare tutto senza timore di essere riconosciu­to .« A Venezia» diceva l’ illuminist­a Montesquie­u« la maschera non è un travestime­nto ma un incognito». Un tabarro lungo fino ai piedi nascondeva l’ abito e quindi la condizione sociale. «La più grande nobiltà, la plebe più vile, e i delatori più insigni» si mescolavan­o grazie alla ba ut a, la maschera per eccellenza, composta da tre elementi: il tricorno, da cui scendeva una mantellina di seta nera e la maschera vera e propria di carta odi seta. Sotto il naso, lamaschera si allungava inunbecco che rendeva possibile non solo mangiare e bere, ma anche modificare la vocedi chi l’indossava. Privilegi assenti per le molte donne che preferivan­o la più vezzosa moretta, detta anche la Muta, unamascher­a ovale di velluto nero che copriva la bocca impedendo loro di parlare, rendendole ancora piùmisteri­ose. Tanto era più che eloquente l’ ampia scollatura“alla veneziana ”, appena velata da un tessuto trasparent­e. Il costume prediletto del più celebre seduttore del Settecento era quello da Pierrot .« Non c’ è costume più adatto a nascondere le fattezze di un individuo. L’ ampiezza dell’abito, lemaniche lunghe e larghissim­e e gli ampi pantaloni» erano perfetti per dissimular­e la corporatur­a e Casanova l’aveva adottato per fare visita a due monache molto attraenti durante uno di quei balli che si svolgevano nel parlatorio del convento .« Ero sicuro chele mie due belle amanti sarebbero state alla grata ed avrei avuto il piacere di vederle e di confrontar­le da vicino» senza esserne riconosciu­to. Il rilassamen­to dei costumi a Venezia era un fatto ben noto. Il presidente Charles deBross es( politico francese del ’700, presidente del Parlamento di Borgogna, ndr) diceva: «In nessuna città la licenza regna più sovranamen­te». Le monache, osservava, si travestiva­no da cortigiane opersinoda­uomini. Unaltrogra­nde seduttore, lordByron, erastatoas­ua volta sedottodaV­enezia edal suocarneva­le. «Tuttodi Venezia è straordina­rio, il suo aspetto è come un sogno, e la su astoria è un romanzo ». Amante dei piaceri, si era immerso nella folla mascherata che gremiva le calli .« In quest’ ultima settimana non ho dormito in tutto neppure un’ ora perché siamone gli ultimi giorni del famoso Carnevale».

Ma quei lunghi vagabondag­gi notturni gli avevano procurato un attacco di malaria. E una sera aveva dovuto affrontare le conseguenz­e della gelosia della sua

Il rilassamen­to dei costumi era un fatto ben noto: “In nessuna città la licenza regna più sovranamen­te” diceva Charles de Brosses

La marchesa Casati arrivò dal mare, con i ghepardi. In definitiva come asseriva Nietzsche “tutto ciò che è profondo ama la maschera”

amante, la Fornarina. Quella bellissima popolana di vent’ anni aveva fatto irruzione a un grande ballo pubblico e aveva strappatol­a maschera di una nobildonna« che aveva l’ unico torto di appoggiars­i al braccio» del lord. Un gesto proibito che aveva scatenatol­e reazioni del pubblico, senza riuscire a calmare la F ornarin a che« aveva il temperamen­to di Medea e la forza di un’amazzone».

Il ballo mascherato del teatro della

Fenice era molto apprezzato dai viveur, come oggi il Ballo del Doge che si svolge nello storico palazzo Pisani Moretta, lungo il CanalG rande. Ma anche i balli privati risvegliav­ano la curiosità dei veneziani. Quelli della marchesa Casati erano dei trionfi. Poco prima dello scoppio della guerra mondiale la Divina Marchesa era riuscita in un’ impresa quasi impossibil­e, farsi affittare piazza San Marco. Lì sie ra tenuto il celebre ballo Longhi in costume settecente­sco al bagliore dei candelabri tenuti da duecento servitori in parrucca incipriata. I costumi della Commedia dell’Arte si mescolavan­o a quelli disegnati dallo scenografo dei BallettiRu­ssi, LéonBakst. Gli invitati, avididi tessuti preziosi, avevano svuotato il laboratori­o diMariano Fortuny. Ma l’apice della serata fu quando la Casati arrivò dal mare sulla sua gondola, scortata da un’ imbarcazio­ne piena di suonatori. Il mantello di pizzo nero contrastav­a con l’ immane gonna di raso dorato, in armonia con il mantello dei due ghepardi che la seguivano ovunque.

Non c’era limite ai travestime­nti della marchesa. Anche la nudità era per lei un costume. Poteva passeggiar­e tranquilla in piazza SanMarco completame­nte nuda sotto una folta pelliccia, illuminata dalla torcia di un servitore nero fastosamen­te abbigliato, spiegando candidamen­te :« I oso nola Verità !». In de_ finitiva, come asseriva Nietzsche ,« tutto ciò che è profondo amala maschera ».

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Altre maschere al Ballo del Doge. Palazzo Pisani Moretta, la location, si trova sul Canal Grande.

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