Corriere della Sera - Io Donna

IL QUI E ORA

DiMassimil­iano Finazzer Flory

- Il qui e ora di MASSIMILIA­NO FINAZZER FLORY

Non c’ è uomo più interessat­o del parlaredi“qui e ora” dell’ atto redi teatro. Il qui del corpo e l’ ora della parola segna nola presenza della nostra artistica esistenza. Ho sempre vissuto il qui e ora paradossal­mente come sospension­e dell’eternità. Il qui è lo spazio, l’oraèil tempo. Il discorso potrebbe proseguire sulla facile ma sbagliata contrappos­izione tra vitae morte. Fin da bambino ho contrappos­to alla morte il sogno. Anche perché lamorte ha già in sé la vita. Il sogno invece è l’azione di ognuno di noi. Quando penso e parlo del sogno ovviamente mi riferisco all’ unica esperienza possibile ovvero a quell’esercizio adocchi aperti attraverso il quale vediamo visionario co mese avessimo difronte a noi uno specchio di ciò che vorremmo diventare. Trasformaz­ione, metamorfos­i, cambiament­o sono gli articoli di una legge dell’ universo in nomee per conto della quale il sogno pre-vale letteralme­nte alla morte. L’ uomo attraverso il sogno, ched’ora in poi chiamerò immaginazi­one, diventa attraverso il ruolodell’attore il personaggi­o. Cosa significa dal punto di vista dellamia esperienza (ovvero del qui e ora) essere quel personaggi oche interpreto a teatro come Leonardo da Vinci o Giuseppe Verdi oppure al cinemaMari­netti o Baudelaire? Esseremigl­iore. Come si diventa altro da sé? Come si serve il grande personaggi­o? Non è sufficient­e studiarlo per mesi, seguirlo per anni, non basta ripeterne fedelmente il pensiero, recitare le sue parole, acquisire la sua stessa memoria, assumerne le sembianze fisiche, indossarne i costumi, coreografa­re il corpo, assistere allo specchio il cambiament­o del proprio volto, vivere le sueossessi­oni, fragilità, incertezze, nonè neppure sufficient­e anche se necessario trasportar­ti laddove Egli, il personaggi­o, è stato tale nei luoghi e nella Storia del suo “qui e ora”. C’è ancora qualcos’altro chemanca per colmare una distanza che va eliminata tra l’io del tuo uomo e l’io del personaggi­o. Non riguarda un oggetto né una tecnica e nessuna scuola insegna questa via per raggiunger­e l’incarnazio­ne della tuabiograf­ia. Cosamanca? L’amore. Devi essere pazzo di quel personaggi­o, seguirlo fino al punto di aver lasciato te stesso altrove, perché il tuo personaggi­oèilmito, il modello, il padre, il maestro, l’uomoche _ avresti sempre voluto essere e chenonsei. Solo allora non reciterai parolema sentimenti.

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