Corriere della Sera - Io Donna

LA CENSURA CHE RIVELA

Alla Manchester Art Gallery la curatrice rimuove il dipinto Ila e le ninfe per nascondere nudità “offensive”. Ma così facendo mette in luce un’opera dimenticat­a. E scatena la rivolta (estetica) del pubblico

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Lode alla censura. Non parlo, in questo caso, di un’opera inedita o sconosciut­a, ma di un’ opera ritrovata, anzi rivelata da chi ha inteso nasconderl­a. Al posto di questo dipinto, Ila eleninf ed iJohnW il liam Water ho use (il soggetto mitologico narra del rapimento del bellissimo Ila, prediletto da Eracle, attraverso una cospirazio­ne delle ninfe che lo rapiscono attraendol­o in acqua), almuseo di Manchester, c’ è la parete bianca. Perché? Per un malinteso rovesciame­nto del soggetto nella campagna delirante contro le molestie sessuali. Tra l’ altro, qui, il molestato, se mai, è il maschio. L’ eccesso di zelo che processala storia era iniziato più di vent’ anni fa a Bologna quando una parte della comunità musulmana aveva chiesto la cancellazi­one di un affresco di Giovanni da Modena, nella basilica di San Petronio, dove-Maometto è rappresent­ato all’inferno. L’immagine quattrocen­tesca èderivata dalla Divina

commedia nell’interpreta­zione dell’Islam come uno scisma cristiano che avrebbe infranto l’unità della Chiesa. In entrambi i casi l’ignoranza, rovesciand­o il significat­o stessodell’ opera, guidailges­to iconoclast­a, lavolontà di distruzion­e, la censura. Gli occhi accecati non vogliono vedere la realtà, e proiettano il loropensie­ro errato e perverso sull’opera incriminat­a.

Io ringrazio la direttrice delmuseo diManchest­er, Clare Gannaway, che, tra ingenuità e furbizia, allineando­si alle mode, ha eliminato il dipinto diWaterhou­se portandolo alla mia, e dimolti altri, attenzione. Con l’equivoco della sempre errata attualizza­zione e con il dubbio di aver fatto un gesto non da tutti condivisib­ile. Così, su quella parete vuota, ha chiesto :“diteci cosa pensate ”. Ed ecco una pioggia di postit.Afian co della osservazio­ne :“Un atto politicame­nte corretto ”, la risposta (daFrankZap­pa): “Il politicame­nte corretto è solo un’ altra forma di fascismo ”. Un gesto autoritari­o ha stimolato una reazione autentica, contro i pregiudizi e in nome della più alta esigenza dell’uomo: la nostalgia della bellezza. D’ altra parte i nudi femminili sono trai soggetti più frequenta tinella storia della pittura; e, quanto ai temi, non vorrei che iniziasse una censura dei

Tarquinio e Lucrezia, uno dei quali, mirabile, fu dipinto anche da Tiziano. Trai commenti si impongono anche dei saggi ribaltamen­ti del punto di vista imposto :“Avete appena comunicato a milio nidi donne che devono vergognars­i del proprio corpo ”. Tutto vero; ma questa è psicologia, sociologia. Io osservo invece, con le donne che mi leggono, che il dipinto di Waterhouse del 1896èmagni­fico, e non lo conoscevo. Ho visto a Londra, e in alcune mostre sui Preraffael­liti, numerosi capolavori, con molti nudi femminili tendenzial­mente frigidi. D’altra parte il pittore di riferiment­o, come indica lo spirito del movimento che si ispira agli artistiche precedono Raffaello, è Botticelli che, perfino nella sua Nascita di Venere, castissima, allude all’anima purificata dopo il battesimo. Waterhouse coniuga le fonti della pittura italiana con una sensibilit­à decadente che trasferisc­e il mito in sogno, in una chiara evidenza psicoanali­tica. Un quadro rivelatore, di desideri femminili soprattutt­o, senza alcuna mortificaz­ione o reificazio­ne del corpo della donna. La strana diret_ trice, cercando di nasconderl­o, melo ha rivelato, dandomi una gioia imprevista.

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Ila e le ninfe, di Joh’ WilliamWat­erhouse, datato 1896.
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Vittorio Sgarbi Critico e Storico dell’Arte

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