Corriere della Sera - Io Donna

In esilio

di Simone Lenzi Rizzoli, pagg. 222, euro 15,30 *versione e-book, euro 9,99

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Èun romanzo sulla nostalgia per il presente. In un mondo dove tutto è compiuto masi rimpiange il passato e un numero crescente di persone sembra credere che si stava meglio prima, quando ci si spezzava la schiena sui campi, o si cucinava il cinghiale senza leggere la ricetta su Google, e mentre cresce il bisogno politico di sentirsi dalla parte dei giusti, degli onesti, dei migliorato­ri del mondo, e quindi una sfiducia verso l’umanità (dimostrata dal successo dei centri commercial­i fai-da-te: fare tutto da soli, distrugger­e la casa per non venire fregati dal prossimo), il protagonis­ta di questo romanzo, che è il racconto di sé, è così stanco di sé, appunto, e del suo fastidio crescente, del suo rinchiuder­si in casa per protesta contro un nemico che è nemico di tutti e di tutto, da decidere di spedirsi da solo in esilio, in campagna: lui e sua moglie e il cane compensati­vo. Un addio politico, anche: C’è che sono felice di averla fatta finita con la vera sinistra. Liberarsi da ogni chiacchier­a ambiziosa, da ogni ambiziosa visione del mondo (…). Liberarsi dalla presunzion­e di far parte di quelli che sanno cosa è meglio .

Si può andare in esilio se si possiede un quarto di sangue oscuro, qualcosa di un po’ folle che arriva da parenti eccentrici, che hanno fatto i conti con la tragedia grazie alla commedia. E infatti si ride, anche quando si piange, anche quando la domanda è: ma sei felice, adesso, in ciabatte con le calze al Bar Sport e dal barbiere? Sei felice più di prima, quando credevi nel Partito e nel futuro? Nonc’è trama, mauncammin­o fatto di ricordi, di momenti comici, di oroscopi in ospedale, fissazioni e magnifiche invettive che raccontano una strada interiore.

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