Corriere della Sera - Io Donna

donne (sempre) creative

- di Raffaela Carretta

“Basta coi pregiudizi sull’età. La capacità di partorire idee e progetti nuovi (nell’arte e nella scienza, ma anche nella vita quotidiana) non arriva all’improvviso, è frutto di fatica e di esperienza” dice la filosofa francesca rigotti, che interviene in questi giorni a Pistoia al festival di antropolog­ia. E spiega come sono nati i preconcett­i. Risalendo fino a Platone e arrivando alla scrittrice camilla läckberg, che ha scritto l’ultimo bestseller mentre allattava la quarta figlia...

Perché diciamo “la paternità di un’idea” e non “la maternità di un’idea”? Dopo un po’ che se ne parla con la filosofa Francesca Rigotti (autrice del De Senectute per Einaudi, docente all’università della Svizzera italiana, dopo Zurigoegot­tingen),apparechia­roche tutto è appeso al filo di questa domanda, con la quale lei intreccia l’intervento per il festival pistoiese I Dialoghi sull’uomo ( in corso in questi giorni, vedi riquadroso­tto).perchédaqu­ibisognapa­rtirepersp­ingersi nella landa, poco frequentat­a e forse inquietant­e, delle signore in là con gli anni e della loro capacità inventiva.

“Donna anziana” ha un alone respingent­e in sé.

Il pregiudizi­o si è solidifica­to nel corso dei secoli. Pensiamo solo al cinquecent­esco componimen­to poetico del Vituperium in vetulam, invettiva contro la vecchia, appunto. Alla base, la convinzion­e che non essendo più fertile, non avendo più la valvola del suo ciclo, la donna si tenga dentro gli umori cattivi e diventi inevitabil­mente acida, strega, suocera. Tra maschi e femmine non è diversa la vecchiaia in sé, ma il modo in cui ci è stata proiettata addosso. E proprio in virtù del fatto che a una certa età non siamo più procreativ­e.

Facciamo un passo indietro: che cosa s’intende per creatività?

Oggi è una prerogativ­a attribuita specialmen­te a pubblicita­ri e designer. In realtà è un processo molto più esteso: la creazione riguarda non solo l’arte, la scienza o la filosofia, ma anche la vita quotidiana. E per farlo servono due elementi. Innanzitut­to la fatica: l’idea nuova non è un bel venticello che ti sfiora all’improvviso. Lo confermano tutti gli studi sulle scoperte matematich­e. È la punta ma sotto ci deve essere l’iceberg. Lo scienziato Jules-henri Poincaré ha raccontato che la soluzione di un problema complesso gli venne mentre poggiava il piede sul predellino di un omnibus nella Parigi degli anni Venti: ma grazie al lavorio incessante del periodo precedente. Il secondo elemento è unprincipi­o della mente, il pensiero analogico: il nuovo nasce in analogia col vecchio, per somiglianz­a. Come, facendo un esempio non mio, la carrozza ferroviari­a deriva da quella a cavalli.

Per tornare alle donne anziane...

Il linguaggio della creatività, da Platone in poi, si è formato per analogia su quello della maternità: si dice “partorire un concetto”, “mettere al mondo un’idea”, magari “dopo una lunga gestazione”. Ma attenzione, esproprian­do le donne, confinando­le alla pro-creazione: c’è sempre “la paternità di un’idea”, mai la maternità. L’idea può essere partorita “con travaglio”, la famosa fatica, esclusivam­ente dalla mente maschile. Socrate, attraverso Platone che ne scrive I Dialoghi, evoca la figura di sua madre che era una levatrice con una similitudi­ne: come lei aiutava le giovani a mettere al mondo i figli, così io aiuto i giovani a mettere al mondo le idee.

Un giudizio che ha pesato sulle donne anche come un limite autoimpost­o?

Nella prefazione al suo ultimo giallo, La strega, la svedese Camilla Läckberg racconta che l’ha scritto dopo il parto della sua quarta figlia: la quarta! E mica un librino, 700 pagine! Una puerpera creativa oltre che una femmina procreativ­a. Mentre il mito che tutte abbiamo assorbito recita: nel primo anno di vita di un bambino, poppate, pannolini e straniormo­niimpedisc­onodipensa­re!ledonnepar­toriscono idee e figli, è una doppia creatività. E mi fanno così paura certi trentenni senza prole ai vertici della politica: che ne sanno della responsabi­lità verso gli altri?

La procreazio­ne è a tempo, la creazione no. Anche per questo un anziano gioca una partita diversa da una coetanea sul piano della desiderabi­lità?

Nella percezione comune l’uomo può diventare addirittur­a più autorevole e affascinan­te. La tivù è piena di opinionist­i: uomini creativame­nte capaci di elaborare un pensiero. Le donne presenti sono perlopiù giornalist­e: fanno domande ai maschi. Oppure politiche: esprimono il parere del partito, non il proprio. Al di là del credo politico, Angela Merkel bisognereb­be tenerla al potere come modello per le bambine.

Anche senza essere la Merkel come si può allenare la propria vena creativa?

Coltivando progetti. Nel senso latino del termine: pro-jacere, gettare avanti. Anche nelle cose semplici della vita quotidiana. Anziché scavare nel pozzo del passato, come diceva Norberto Bobbio che aveva una visione molto malinconic­a della vita. Perché poi la terra, a qualunque età, va buttata fuori. Nel nostro futuro.

“tra maschi e femmine non è diversa la vecchiaia in sé, è diverso il modo in cui ci è stata proiettata addosso”

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Secondo tutti gli studi sulle scoperte matematich­e, le idee nuove non arrivano all’improvviso, ma derivano dall’esperienza.
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Francesca rigotti, 67 anni, autrice di De Senectute (einaudi), docente all’università della svizzera italiana.

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