Corriere della Sera - Io Donna

il buono e il cattivo

- di Paolo Conti e Tommaso Labate

itelefoni cellulari, inutile citare modelli o varianti, sono un po’ come i mezzi a due ruote nelle grandi città disastrate da un traffico impossibil­e, una per tutte Roma. Dipende da come guidi, insomma da come governi il mezzo. Puoi lanciarti sulla moto a 80 chilometri orari, zigzagando tra autobus e pedoni, e finirai per farti male. Oppure puoi procedere con un tranquillo motorino a 40 all’ora tenendoti sulla destra, dando la precedenza sempre a chiunque attraversi la strada, e magari godendoti anche le strade e le belle giornate. Torniamo al telefono portatile. Sei in fila dal medico, o hai due ore di viaggio in treno da affrontare, o l’aereo che ritarda. Puoi rimbecilli­rti dietro ai giochini. Ma puoi anche usare quel ponte verso il mondo informatic­o in un altro modo: rileggersi le poesie dimenticat­e di Montale, rivedere la data di quella remota guerra di cui avevi letto chissà dove, informarsi bene sul grande pittore protagonis­ta della mostra dell’anno nella tua città. Siamo noi i padroni della nostra vita, con le nostre scelte quotidiane, anche nei dettagli: non “loro”, ovvero i telefonini. Devono restare i nostri strumenti. Ma dipende solo da noi.

E sistono almeno50po­tenziali sconosciut­i che ogni giorno, se abbiamo il telefonino con la batteria carica, rimarranno tali. Al bancodel pesce, in fila alla posta o alla cassa del supermerca­to, sui mezzi pubblici, nelle sale d’aspetto del dentista, negli ascensori delle grandi aziende o degli enti pubblici. Con la testa rivolta verso lo schermo dello smartphone o dell’ipad, un pezzo di Paese ci scorre accanto mentre noi ci priviamo della curiosità di afferrarlo, anche solo per qualche istante. La paura degli altri, uno dei mali del secolo che sta avendo ripercussi­oni anche in politica, ha radici antiche e ragioni economiche. Però la si spiega anche così: gli altri, ormai, neanche li guardiamo più in faccia. E, come tutte le cose sconosciut­e, ci mettono apprension­e e tendiamo a starne lontani. Per spezzare l’incantesim­o di questo gigantesco circolo vizioso, basterebbe imporsi delle regole. Dedicare un terzo del tempo di un viaggio in treno a indagare sul vicino di posto. O autoimpors­i un mini digiuno dai social quando si aspetta dal medico. Accettare una caramella da uno sconosciut­o potrebbe essere quel piccolo passo per l’uomo che rende migliore l’umanità. Un po’ come quello di Armstrong, quando mise piede sulla Luna.

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la rubrica torna il 9 giugno.

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Una ragazza concentrat­a sullo schermo dello smartphone.
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@Tommasolab­ate
Tommaso Labate @Tommasolab­ate
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pconti@rcs.it
Paolo Conti pconti@rcs.it

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