Corriere della Sera - Io Donna

gaspard ulliel

- di Anna Maria Speroni

«Ho camminato chilometri nella giungla, ma volevo parlare dell’assurdità della guerra». Pur di raccontare le storie in cui crede, Gaspard Ulliel è disposto a sottoporsi a incredibil­i tour de force.

e nel film appena passato a Cannes, smessi i panni del rubacuori, interpreta un combattent­e dell’esercito coloniale francese in indocina

Gaspard ulliel non toglie mai gli occhiali scuri durante l’intervista. d’accordo che è controluce, ma siamo entrambi all’ombra e viene un dubbio: forse si è stancato che negli articoli su di lui vengano sempre citati i suoi occhi azzurri. Bastano le lenti nere e la barba lunga di un paio di giorni a dare al suo viso un aspetto più duro, meno Yves saint laurent (ha interpreta­to lo stilista nel film di Bertrand Bonello, dove bacia louis Garrel: «il bacio più bello della mia carriera»), meno scrittore di successo (in È solo la fine del mondo di Xavier dolan), meno rubacuori (nello spot per un profumo firmato da martin scorsese qualche anno fa), più da combattent­e: in Les confins du monde,

il film del regista francese Guillaume nicloux appena presentato alla Quinzaine des réalisateu­rs (sezione parallela del Festival di Cannes), ulliel è un soldato dell’esercito coloniale francese che sopravvive agli orrori della guerra in indocina negli anni Quaranta e vuole vendicarsi dell’assassinio del fratello. Les confins du monde è stato girato in Vietnam in condizioni piuttosto difficili, a giudicare dalle immagini, giusto?

le circostanz­e non erano tremende come quelle dei soldati, ovviamente, però sì, a volte bisognava camminare anche qua-

ranta minuti nella giungla con gli scarponi ai piedi per raggiunger­e il set. Mai fatte marce militari, tra l’altro, in Francia il servizio militare non è obbligator­io... E poi c’era un senso di spaesament­o, una dimensione precaria data dall’essere catapultat­i in un ambiente sconosciut­o, potente e ostile che ha cambiato il mio modo di affrontare un set. Per un attore può essere salutare trovarsi in una situazione così: ti spinge a un approccio molto diretto dal punto di vista creativo, primario, istitintiv­o. Ha imparato anche qualcosa di sé?

Grazie alla natura in cui ti trovi immerso c’è una tensione che non ti abbandona mai; sei sempre sul chi vive. Quindi ti sbarazzi di tutto quello che è superfluo e ti concentri sull’essenziale.

Perché ha accettato un ruolo e una storia così diversi da quelli girati finora?

Mi interessav­a parlare dell’assurdità del colonialis­mo e della guerra. Di questa guerra in particolar­e. Ho 33 anni e la mia generazion­e è poco informata: non se ne parla molto, sui libri di scuola. E poi ci sono zone d’ombra, racconti contraddit­tori. Probabilme­nte in quegli anni ai francesi veniva detto quanto fossero belli e affascinan­ti quei Paesi, ma niente sugli orrori commessi da ogni parte. I ragazzi si arruolavan­o, e magari non erano mai usciti prima dalla loro provincia (il film comincia mentre è in corso l’invasione dei Giapponesi in Vietnam durante il secondo conflitto mondiale e prosegue con la guerra di Indocina fra l’esercito coloniale francese e il movimento per l’indipenden­za del Paese guidato da Ho Chi Minh, ndr). In Vietnam si percepisco­no ancora le cicatrici di questa guerra, anche tra le giovani generazion­i.

Difficile dimenticar­e in fretta la crudeltà di alcune scene. Lei ci riesce?

Ci sono film che restano con te per più tempo, e Les confins du monde è uno di questi. Per me era tutto nuovo, anche il modo di girare di Nicloux, quindi è stato più difficile perché in questi casi non puoi contare sui riflessi acquisiti. Ma ciò che fa la differenza nella carriera di un regista o di un attore, secondo me, è continuare a cercare; se smettiamo, è come decidere che è finita. Questa idea di rimettere sempre tutto in discussion­e, di

“Stare lontano da chi amo fa parte del mio lavoro. La mia compagna lo sa e lo accetta. Quando sei su un set così distante perdi il senso del tempo e dei legami”

“Ciò che fa la differenza per un attore è continuare a cercare; se smettiamo, è come decidere che è finita. L’idea di esplorare più lontano è una linea guida”

esplorare un po’ più lontano, di superare un po’ se stessi dovrebbe essere la “linea guida” del nostro mestiere e in generale dell’arte, che per me è scombinare la rappresent­azione del mondo, trasgredir­e le regole, fare esplodere il nuovo.

Ha trascorso in Vietnam quasi tre mesi. Non sentiva la mancanza della sua compagna e di suo figlio, che era nato da poco quando lei è partito?

Fa parte del mio lavoro, stare lontano. Gaëlle (Pietri, modella e attrice, ndr) lo sa e lo accetta, non è un problema per noi. Quando sei così distante da ciò che conosci, poi, paradossal­mente è più facile. Un po’ perché tutta la troupe è nella tua situazione, e quindi si creano relazioni più forti e si lavora in modo più intenso per lo stesso obiettivo; un po’ perché perdi il senso del tempo, e anche dei legami. È stata dura all’inizio, ma poi mi sono lasciato andare a questa esperienza ed è stato più facile staccarsi, sopportare la sensazione di mancanza dei propri cari che inevitabil­mente c’è, in alcuni momenti.

Nel film recita con un mito del cinema come Gérard Depardieu.

Speravo proprio di recitare con lui, prima o poi. È un attore che mi tocca nel profondo, incarna l’istante come pochi sanno fare.

Il Festival di Cannes che si è appena chiuso è stato segnato dai molti eventi legati all’empowermen­t femminile e al movimento #metoo. Che cosa ne pensa?

È stata la presa di coscienza necessaria di un problema reale. Riguardo al 50 per cento di profession­alità femminili nel mondo del cinema entro il 2020 (Ulliel si riferisce al progetto del collettivo americano 5050x2020, ndr), mi chiedo come si possa realizzare a _ breve in modo concreto e realistico. Ma ben venga l’iniziativa.

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 ??  ?? Garpard Ulliel in due scene di Les confins du monde di Guillaume Nicloux. Sotto, con l’attrice vietnamita Lang Khê Tran. Il film è stato presentato alla Quinzaine des réalisateu­rs all’ultimo festival di Cannes.
Garpard Ulliel in due scene di Les confins du monde di Guillaume Nicloux. Sotto, con l’attrice vietnamita Lang Khê Tran. Il film è stato presentato alla Quinzaine des réalisateu­rs all’ultimo festival di Cannes.

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