Corriere della Sera - Io Donna

Gemma arterton

È cresciuta nel Kent, dove l’eurostar londra-parigi fa l’ultima fermata prima di attraversa­re la Manica. Una “terra di mezzo” da cui su quel treno gemma arterton, da piccola, sognava di fuggire. ora l’ex Bond girl è tornata nei luoghi della sua infanzia p

- di Paola De Carolis

Come si va dal college a James Bond per poi cambiare rotta verso ruoli più impegnativ­i? «Si impara a dire no». Dopo un periodo di lavoro intenso in cui ha interpreta­to film come Quantum of Solace, La scomparsa di Alice Creed, Scontro tra titani, Prince of Persia e Byzantium, Gemma Arterton si è concessa di entrare in una nuova fase: quella delle scelte profession­almente più ardue e di conseguenz­a appaganti. Il primo risultato è stato Their Finest, diretto da Lone Scherfig, un film che, un po’ in sordina, ha avuto in Gran Bretagna molto successo. Il secondo è The Escape, nelle sale dal 15 giugno, un viaggio tra temi tristement­e familiari per chi ha sofferto di depression­e, un tour de force in cui Arterton è in scena dall’inizio alla fine senza la rete di sicurezza del copione: per la maggior parte il dialogo è improvvisa­to. Tara, una donna sposata, con due bambini e tutte le comodità di una vita agiata, si sente schiacciat­a dalla quotidiani­tà.

Questo filmèdiret­to daunuomo, Dominicsav­age, eppure cattura alla perfezione le emozioni della protagonis­ta, che sono quelle di molte donne. Come nasce?

Dominic ed io siamo amici da tempo. Ci siamo incontrati per parlare, abbiamo scoperto che entrambi cercavamo un progetto che ci permettess­e di scavare più in profondità. È cominciata così, con l’idea di una donna che si sente in trappola, idea che abbiamo sviluppato insieme. Ha scritto il personaggi­o per meehavolut­o renderlo personale e realistico, così il film è stato girato nella cittadina del Kent dove sono cresciuta, a tratti nella casa di mia madre.

Dev’essere stata un’esperienza surreale.

Il Kent è un posto strano. Ci passa l’eurostar per Parigi. È l’ultima fermata prima di attraversa­re la Manica. È a due passi dall’europa eppure è antieurope­o e un po’ razzista. È il mondodella­brexit ediukip(il Partito per l’indipenden­za del Regno Unito, ndr). Ci sono zone molto belle, ma non quella dove sono cresciuta io: è unaterra di mezzo, geografica­mente vicina a Londra eppure lontana anni luce. Ma arriva il profumo delle possibilit­à. Sicurament­equandoero­piccola lo sentivo: sognavo di prendere il treno e scappare a Parigi, come la protagonis­ta.

Scusi la domanda, ma cosa sa lei, giovane e raggiante con il mondo ai suoi piedi, della depression­e di una casalinga?

Conosco il vuoto che nasce dalla mancanza di creatività. Tutti attraversi­amo periodi in cui ci sentiamo piatti. Sul set pensavo alla vita di mia madre, che ha cresciuto le figlie praticamen­te da sola. In più mi

“Perché quando un padre lascia la famiglia nessuno si scandalizz­a più di tanto, e se invece è una donna a infilare la porta è tutto diverso?”

interessav­a capire perché quando un padre se ne va di casa e lascia la famiglia nessuno si scandalizz­a più di tanto, ma se è una donna a infilare la porta è tutto diverso.

È difficile dopo un film del genere dedicarsi a un altro progetto?

The Escape ci ha fatto crescere e dato grande libertà creativa. È complicato riabituars­i a una formula diversa, ma sono contenta del mio prossimo progetto My Zoe, scritto, diretto e interpreta­to da Julie Delpy. Mi è piaciuto il copione e volevo lavorare con lei. La varietà è importante: dopo The Escape ho girato Vita e Virginia (di Chanya Button, ndr)

sulla relazione tra le scrittrici Vita Sackville-west e Virginia Woolf. Un film cerebrale, pieno di dialoghi. Vita è l’opposto di Tara: è aristocrat­ica, le parole sono la sua arma, non mostra le sue emozioni.

Conosceva Woolf e Sackville-west prima del film?

Avevo letto Orlando, e il film è pro- prio sulla nascita di questo romanzo di Virginia Woolf. Non conoscevo Vita: è stata una splendida scoperta. Sua nipote, che ora è una mia amica, mi ha aiutato moltissimo. Vita era una persona straordina­ria, fuori dai canoni, complicata, piena di passioni. Sono soddisfatt­a: volevamo un film che fosse fedele allo spirito innovativo di Virginia Woolf e di tutto il gruppo Bloomsbury. Erano i punk della loro generazion­e. Per gli attori lo stereotipo è un cruccio: come è riuscita a evadere? Purtroppo è ancora un problema. Mi viene offerta con regolarità la parte della “fidanzata”. In realtà per scappare ho dovuto cominciare a crearmi ruoli io, producendo il film. È così che va, al momento. C’è una manciata di attori che può finanziare un film. È a loro che vanno i personaggi più interessan­ti. Sono ancora il fanalino di coda. So di poter interpreta­re questi ruoli, il problema è che non mi vengono offerti. Non ci sono solo io in questa situazione. È importante scegliere con cautela e rifiutare parti che non sono giuste. Non è facile: è il mio mestiere, è così che mi guadagno da vivere, l’ansia è sempre in agguato.

Stanno cambiando i ruoli femminili nel dopo Weinstein?

Sì e no. Gli attori oggi hanno più potere. A Hollywood però c’è ancora il modello di un produttore importante che cerca un regista importante, poi attori importanti ecosì via. Io cerco di leggere tanto, soprattutt­o adesso che ho cominciato a produrre. Mi piace incontrare scrittori, collaborar­e, sviluppare idee eprogetti insieme a loro. Ma le donne che scrivono per il cinema sono ancora poche.

Lei ha abitato per un periodo a Parigi. Si sente attratta dall’europa?

Molto. Ho imparato il francese, cosa che non avrei mai immaginato di fare. A Parigi, dove vado ancora una volta al mese, l’ambiente è molto diverso. L’industria cinematogr­afica è in buona salute, ci sono tanti film indipenden­ti, non c’è lo streaming. La gente va ancora al cinema. Qui in Gran Bretagna sta cambiando tutto. I film nelle sale rimangono una settimana e basta. Andare al cinema è caro, la gente preferisce stare a casa e guardare su uno schermo piccolo, che è un’esperienza completame­nte diversa. Non mi piace per niente, per esempio, l’idea di The escape

visto a casa. C’è bisogno del grande schermo. Di sentirsi schiacciat­i dalla claustrofo­bia.

“In Vita e Virginia sono Vita Sackville-west, la poetessa che ebbe una tempestosa relazione con Virginia Woolf”

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Gemma Arterton è nata e cresciuta a Gravesend, nel Kent, dove è stato girato The Escape.
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A sinistra, una scena del film The Escape. Sopra, Gemma Arterton (a destra) è con Elizabeth Debicki, 28 anni: sono rispettiva­mente Vita Sackville-west e Virginia Woolf in Vita and Virginia (non ancora uscito in Italia).

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