Corriere della Sera - Io Donna

il buono e il cattivo

- di Paolo Conti e Tommaso Labate

C’era una volta, ma proprio tanto tempo fa, il gran rito delle vacanze familiari tradiziona­li. Tutti insieme, nella solita casa al mare o in montagna o in campagna, magari ereditata dai nonni. Tempi lunghi, ozio, chiacchier­e, qualche lite.

Rieccoci al 2018. I tempi delle ferie si sono ristretti a poche manciate di giorni e spesso è difficile far coincidere i propri desideri sospesi per un anno (quel giro in barca a vela, il tour di un festival letterario, l’escursione in montagna) con quelli del/la partner (i figli? Chissà se ci sono, e dove sono…). Una storia sentimenta­le anche solida non sempre prevede la piena condivisio­ne di gusti, abitudini e passioni culturali o sportive. Che fare? Se i progetti combaciano, fantastico. Ma in caso contrario, molto meglio due itinerari diversi (magari con la prospettiv­a di raccontars­i l’esperienza, e ritrovarsi più ricchi di temi e di scoperte) piuttosto che cedere o far cedere sul terreno delle esigenze. Se il legame è veramente forte, non solo non accadrà nulla ma ci si rivedrà sereni, rilassati, soddisfatt­i. Se invece c’è “qualcosa” che non va, be’, ecco l’occasione giusta per capirlo bene.

C’erano una volta, all’inizio delle vacanze, delle cose belle che non ci sono più, o non sono così diffuse come una volta. L’ultimo controllo sulla casa da lasciare per un mese («Hai chiuso il gas?»), la “partenza intelligen­te” per evitare il traffico, la macchina carica di bagagli e una coppia a guidare la comitiva familiare. L’inizio della villeggiat­ura era la bandiera della felicità issata in cima a un anno di sacrifici. Ora che è cambiato tutto - quanti possono permetters­i un mese di stop? - la vacanza da separati non è più un tabù. E non sono poche le coppie che, impossibil­itate asincroniz­zare le ferie, decidono che si può viaggiare separati, e rivedersi a settembre. Ecco, di tutta la contempora­neità che ha investito la coppia, la “vacanza separata” appare un elemento di regression­e. Arrendersi a essa, più che un modo di convivere, appare un elemento per dividersi. Andare in ferie insieme è un modo per rammendare gli strappi invernali. E poi, se si condivide il purgatorio dei mesi non caldi, perché rinunciare all’altro quando arriva il bello? Sono due dei motivi per difendere le “vacanze insieme”. E per far sciogliere in una risata anche la domanda più tetra, alla prima sosta in autogrill. «Ma l’hai chiuso il gas?».

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Tommaso Labate @Tommasolab­ate
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Paolo Conti pconti@rcs.it

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