Corriere della Sera - Io Donna
Una moglie come venere
Dopo la solitudine metafisica, Giorgio de Chirico torna alla pittura classica, armonizzando Tiziano e Renoir. Lo convince l’incontro con Isabella Far, che diventerà sua compagna per tutta la vita
Nel momento in cui anche il mercato artistico venne coinvolto dalla crisi del 1929, de Chirico era all’apice del successo, con opere esposte in molti musei europei e statunitensi. All’inizio degli anni Trenta incontrò Isabella Far, che sposò a Firenze durante la guerra e fu la sua compagna per il resto della vita.
È del 1932 il dipinto a lei dedicato dove appare nuda come una Venere classica: con straordinaria purezza de Chirico armonizza Tiziano e Renoir. L’opera, ora in collezione Valsecchi, sbaraglia le avanguardie contro ogni intellettualismo, scegliendo l’esercizio della bella pittura come risarcimento di una tradizione dimenticata. È l’inizio - fuori dal surrealismo, del realismo magico e dello stesso “Novecento”, che si era orientato verso la visione drammatica di Sironi e l’approfondimento psicoanalitico di Malerba - di un nuovo e intatto classicismo che de Chirico perseguirà finoaldelirio, contaminando, anche in forza di citazioni compiaciute e narcisistiche, la purezza assoluta del ritratto della moglie.
Il pittore che aveva creato un altro mondo, la Metafisica, tornava nel nostro. Veniva da spazi vuoti, disabitati dall’uomo ma non dal loro spirito: «La pittura di de Chirico non è pittura, nel senso che si dà oggi a questa parola. Si potrebbe definire una scrittura di sogni. Per mezzo di fughe quasi infinite d’archi e di facciate, di grandi linee dirette, di masse immani di colori semplici, di chiari e di scuri quasi funerei, egli arriva ad esprimere quel senso di vastità, di solitudine, d’immobilità, di stasi che producono talvolta alcuni spettacoli riflessi allo stato di ricordo nella nostra anima quasi addormentata ... . Stati d’animo.
» Poi l’incontro con una dea riporta De Chirico alla pittura dei classici, come se le avanguardie non ci fossero mai state; lui riprende il pennello che era stato posato da Tiziano, da Bronzino, da Rubens, da Ingres. La pittura rinasce, la bellezza rinasce. La perfezione chiede perfezione, e de Chirico è l’ultimo, il solo, pittore: il pictor optimus. Il nudo di Isabella entra di diritto tra i classici italiani, tra la Venere di Urbino e la Paolina Bonaparte di Antonio Canova. Gli dei, e le dee, sono tornati.