Corriere della Sera - Io Donna
LO YOGA CHE AIUTA
È stato concepito migliaia di anni fa in India da maschi per i maschi, ma oggi a praticarlo sono soprattutto le donne. Noi ne parliamo con gabriella cella, la prima a portarlo in Italia e a indicare una via femminile. Come? Ideando nuovi “asana” nati dal
Ascuola chiedevo l’esonero da ginnastica. Nonmi piaceva. Non consideravo il corpo». Chi poteva immaginare che la ragazzina “negata” sarebbe diventata la massima maestra italiana di yoga? gabriella Cella - 74 anni e 49 di pratica - è stata la pioniera assoluta («quando parlavo di chakra, miguardavanocomeunufo»): primadel suo Yoga e salute, del 1982, da noi non c’erano manuali. da allora di libri ne ha scritti tanti, fino ad Alla scoperta dello Yoga Ratna, appena edito da Bompiani.
« Ratna significa “gioiello”: tutti abbiamo dentro una perla, si tratta di aprire l’ostrica. Traducendo: attraverso la pratica, ci abituiamo ad abbandonare la corazza della razionalità. È una forma di autocoscienza» spiega dall’ashram sulle colline piacentine dove vive da tre decenni. ma niente è più lontano dallo stereotipo del guru di questa signora che sa prendersi in giro. «Èunsostantivo maschile, e poi un guru come potrebbe avere un nome così normale, gabriella Cella?» ride. «Non seguire le orme dei saggi, cerca ciò che loro cercavano, invitava unpoeta giapponese, Basho. sottoscrivo». La scoperta di questa disciplina come è avvenuta?
Non ascoltandolo, il corpo - che è più saggio della mente - ha recla-
mato attenzione: ho iniziato a soffrire di mal di testa atroci. Un collega mi parlò per caso dello yoga: mi incuriosii e provai da sola, con benefici immediati. Ho cominciato a seguire i corsi per insegnanti nei primi anni Settanta. Nel 1979 mi sono diplomata alla Vedanta Forest Academy di Rishikesh, in India.
Ha af frontato difficoltà particolari in quanto donna?
In India sì: ero l’unica in un corso con 30 maschi. E, comunque, lo yoga è stato concepito migliaia di anni fa da uomini per gli uomini, benché oggi - paradossalmente - sia praticato soprattutto da donne (in genere più disposte a mettersi in discussione).
Come ha individato una “via femminile”?
Sono andata a esplorare le nostre potenzialità, alla luce della fisiologia e della psicologia. Ho ideato nuovi asana studiando le dee dell’induismo - su bassorilievi, dipinti, libri - e ispirandomi a loro.
La quarta pratica suggerita in Alla scoperta dello Yoga Ratna si avvicina alla danza.
Anche le dee su cui lavoro sono in movimento! All’inizio del percorso, mi sono forzata all’immobilità delle posizioni: dovevo contrastare la mia natura, sempre irrequieta. Col tempo però ho percepito troppa rigidità.
«Ogni giorno si deve ballare, anche soltanto nel pensiero» diceva il rabbino Nachman di Breslov...
Io infatti ballo. Importantissimo: significa non opporsi, bensì imparare a fluire con la vita.
«Noi siamo resi felici o infelici non dalle circostanze ma dal nostro atteggiamento verso di esse» è la citazione di un maestro sufi che ha messo in esergo al libro. In che modo lo yoga ci aiuta a cambiare?
Ci permette di scoprire qualcosa di noi che ci era sconosciuto. Il nemico bisogna guardarlo in faccia, sennò non possiamo sconfiggerlo.
Durante le sue classi invita a capire il proprio limite. Come si fa?
Quando si sta nell’asana, si avverte dove si può spingere e dove si deve lasciar andare... Si deve usare un po’ di forza e un po’ di abbandono, altri-
“Ho un passato di sindacalista: non avrei mai pensato di dedicarmi a una pratica che non presenti pure un risvolto sociale”
menti non c’è equilibrio. Così deve essere nella vita: un po’ di forza, un po’ di abbandono.
In Alla scoperta confessa che a volte, a lezione, attribuisce ad anonimi saggi riflessioni che invece sono le sue. Soffre di (femminilissima) sindrome dell’impostore? Non si sente “qualificata”? No, è che sono e resto profondamente timida. Figuriamoci, sono restia persino a regalare i miei libri, mi sem-
bra che sia...
Una manifestazione di Ego?
L’ego: questione complessa. Bisogna smorzarlo, certo, ma io prima ho avuto bisogno di costruirmelo!
Comesicostruisce unegopositivo?
Rivalutando la nostra sensibilità particolare: purtroppo a volte noi donne non ci fidiamo dell’istinto.
Quanto conta la spiritualità?
Non sono religiosa in senso stretto. Credo nella potenza e nell’energia dell’universo, nella natura. E credo nel karma: siamo il risultato delle azioni che compiamo.
Ecco, le azioni. Con lo yoga non si rischia di ripiegarsi su se stessi?
No, è un gesto politico. Sono una ex sindacalista, una femminista della prima ora (a lei e alle sue compagne di lotte a Piacenza è stato appena dedicato un documentario, Melmaridè, ndr): nonavreimaipresoquesta strada. Al contrario, quando cercavo di mobilitare le masse, mobilitavo ben poco; adesso che parlo alla persona, mimeraviglio di quanto riesco a muovere. C’è una frase bellissima: se il corpo cambia, cambia lo spirito. Se lo spirito cambia, il mondo intero si può modificare.