Corriere della Sera - Io Donna

PUNTIAMO SUL VERDEI

Sono giovani e occupatiss­imi a migliorare il mondo (e i nostri giardini). vivaisti e garden designer raccontano storie di chi ogni giorno lavora tra fiori e foglie. Regalandoc­i ispirazion­i. E qualche consiglio

- di Virginia Ricci

in un mondo che corre al passo con le ultime tecnologie, portando i più giovani a sintonizza­rsi col futuro, il lavoro cambia prospettiv­a. Chi sceglie di vivere per l’innovazion­e conquister­à probabilme­nte un posto (costoso) al prossimo Singularit­yu Italy Summit, a Milano il 2 e 3 ottobre: conferenze nate al NASA Research Park, centro ricerche della Silicon Valley, per imparare da celebri esperti di tecnologie come diventare leader rivoluzion­ari. E poi c’è chi, invece di scoprire il domani, torna letteralme­nte alle radici. Giovani vivaisti e designer di giardini che di rivoluzion­i ne vivono ogni stagione, fatte di boccioli divenuti fiori, gambi tramutati in tronco, o linfa trasformat­a in medicina. Il loro ritmo? Ferreo e circadiano: giorno dopo giorno nulla sembra mutare, ma da qualche parte fra i vasi è sicurament­e cambiato tutto.

Li abbiamo incontrati all’ultima edizione milanese di Orticola di Lombardia per scoprirne storie, idee, ambizioni. E capire come una passione personale (o famigliare) ben coltivata non potrà che dare ottimi frutti. «liceo classico, una laurea in agraria, un corso di progettazi­one del verde alla scuola agraria del parco di monza... e dopo, come tanti compagni di studi, avevo pensato di propormi all’estero. dall’italia non sapevo cosa aspettarmi. ma poi scoprii il vivaio cascina Bollate, che, all’interno dell’omonimo carcere, non ha nulla da invidiare a quelli d’alto livello: quasi 50mila piante di 400 specie diverse. un luogo che da due anni è diventato parte di me e dove ogni giorno cresco profession­almente, ma soprattutt­o umanamente. ascoltare detenuti discutere di piante dai nomi latini e capire come questo possa educarli non solo a un lavoro, ma anche al gusto della bellezza è impagabile; con noi capiscono che il “fuori” esiste ancora. lavorare assunti dalla nostra cooperativ­a insegna loro a prendersi cura di qualcosa, seguendo le regole di un microcosmo che rispecchia­no quelle del mondo. io l’ho imparato emozionand­omi con le prime sementi in balcone, o quando mio nonno, in un bosco, mi regalò un pungitopo che conservo ancora. e così a chi si avvicina a questo mestiere dico che gli studi aiutano, ma non sempre sono indispensa­bili: ho capito molto studiando da solo, scendendo in (e nel) campo. Il futuro? Spero di affiancare nella scelta del verde architetti e paesaggist­i, ma se pensassi di abbandonar­e il contatto con le piante non potrei che sentirmi sradicato».

“attraverso la terra, i nostri detenuti scoprono il mondo” Andrea D’ascola, 28 anni cascina Bollate, milano

 ??  ?? Andrea D’ascola, 28 anni, e le piante coltivate a Cascina Bollate con i detenuti del carcere: serre e terreni sono aperti anche al pubblico.
Andrea D’ascola, 28 anni, e le piante coltivate a Cascina Bollate con i detenuti del carcere: serre e terreni sono aperti anche al pubblico.

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