Corriere della Sera - Io Donna
SONO COSE DELLA VITA
Da giocatore ha vinto due campionati italiani e uno spagnolo, una volta la Supercoppa italiana, due quella di Spagna, due la Coppa Uefa, due la Supercoppa europea, poi due coppe intercontinentali, una Champions, un campionato mondiale e uno europeo, più un pallone d’oro e tre trofei Fifa world player. Da allenatore ha vinto tre Champions, un campionato e una Supercoppa di Spagna, due volte la Supercoppa europea e due mondiali per club. Edire che Zinédine Zidane si era fissato nel mio immaginario personale come l’uomo della catastrofica testata del 2006: il giocatore che, con un solo atto fuori controllo, aveva pregiudicato la vittoria della sua squadra (la nazionale francese) contro un avversario (gli Azzurri) ritenuto più debole. Aveva reagito a un’ordinaria provocazione su sua sorella (di Marco Materazzi) e si era fatto espellere come un adolescente, costringendo les Bleus a giocare - e perdere - in 10 una finale mondiale: peggio di un rigore sparato sugli spalti o degli strafalcioni del portiere del Liverpool (Loris Karius, poi attribuiti a trauma cranico).
Per me, che nei boyscout soffrivo all’idea di giocare a bandiera perché temevo di compromettere il punteggio della mia muta di lupetti davanti all’intero branco, la notte del 2006 non poteva che rappresentare una linea di non ritorno per ZZ. Invece no. Zidane è diventato un allenatore straordinario. «Mi sono applicato, da principiante». Soprattutto agli inizi, gli hanno attribuito pasticci, abbagli tecnici, sostituzioni sballate. Lui è andato avanti, fino a portarsi a casa - l’unico nella storia - tre coppe dei Campioni di fila. Dicono che è più fortunato che bravo. In passato ha ammesso: «Tatticamente non sono il migliore dei coach». E allora qual è il talento di Monsieur Zidane? Roberto De Ponti sul Corriere ha ricordato una risata a bordocampo tra lui e Cristiano Ronaldo: siamo a San Siro, supplementari della finale di Champions 2016, c’è poco da scherzare. Pochi minuti dopo CR7 (come tutti chiamano Cristiano Ronaldo, ndr) realizza, placido, il suo rigore. Zidane conosce le sue mancanze quanto l’ego dei campioni. Il suo sguardo sulle persone - e le cose della vita - sembra essere morbido, positivo. Una risata, non una testata, è il suo blasone. Si può vincere, anche stravincere, da imperfetti.
Da calciatore, e da allenatore, Zinédine Zidane ha vinto di tutto. Eppure lui per primo ammette di non essere il migliore dei coach. E ha anche fatto qualche passo falso (la famosa testata). Ma allora qual è il suo talento?