Corriere della Sera - Io Donna
Api, una passione che viene da lontano
Adire il vero io, timidamente, senza farne parola con nessuno, un po’ l’avevo capito. Io, delle api, non ho mai avuto paura. Le ho sempre lasciate avvicinare con curiosità, simpatia, quasi complicità. Come se intuissi una misteriosa affinità con questi animali di genere femminile, lavoratrici indefesse, pendolari per destino. Che ogni santo giorno partono da casa a testa bassa alla ricerca del loro bottino, ronzano, impollinano, succhiano e poi, appesantite ed esauste, riguadagnano la via dell’alveare. Dove tutte le attenzioni e i piaceri saranno solo per la regina, unica sonnacchiosa e languida garante di continuità della specie. Accanto a loro, ma su questo oggi sorvolo, i fuchi, utili solo a procreare e poi, semplicemente, abbattuti. Un universo ordinato e ubbidiente, persino un po’ secchione, che sembra quasi un romanzo distopico, un’utopia o un incubo futurista, e per questo, da sempre, ha attirato l’interesse di studiosi, poeti, scienziati. Ebbene, ora, sul giornale scientifico Science, i ricercatori hanno scoperto, non chiedetemi come, che le api hanno anche piena consapevolezza del concetto di zero. Pare che l’unica altra specie a passare il test dello zero sia, non a caso, quella dei primati. Quindi, dopo aver dimostrato che le api sanno imparare, calcolare e decidere in base al calcolo, ora scopriamo che hanno anche dimestichezza con un concetto niente affatto concreto. Il nulla. Insomma: le api hanno, oltre alla laboriosità sacrificale, anche un tipo particolare di intelligenza flessibile che permette loro di risolvere ogni genere di problema e una naturale capacità di pensiero astratto. Suona familiare? Vi ricorda qualcosa? Un periodo non troppo lontano in cui le donne erano ritenute incapaci di pensiero filosofico, ad esempio? Perché oggi tutto si tiene. Che gli uomini discendessero dalle scimmie l’aveva dimostrato Darwin 150 anni fa. Ma che le donne avessero più affinità con le api, noi l’avevamo già capito da tempo...