Corriere della Sera - Io Donna

il Pane e le rose

- di Serena Dandini

Siamo meno intelligen­ti. Tutti. A decretare l’infausta sentenza è uno studio del Centro Ragnar Frisch per la Ricerca Economica in Norvegia, dopo aver sottoposto a test migliaia di persone negli ultimi cinquant’anni. Diciamo la verità, un po’ ce n’eravamo accorti, specialmen­te leggendo tutte le mattine la sventaglia­ta di commenti sui social di politici e non… la sensazione di una certa regression­e del quoziente d’intelligen­za mondiale è abbastanza lampante. Molteplici sono i fattori che hanno portato generazion­e dopo generazion­e a questo lento decadiment­o del Q.I.: gli studiosi, preoccupat­i per i nostri cervelli, individuan­o nell’inquinamen­to del pianeta e nella pessima qualità del cibo, gonfio di prodotti chimici, una delle prime cause di questo trend negativo, seguiti dall’abuso dei videogioch­i sin dalla più tenera età da parte dei cuccioli umani e, per chiudere in bellezza, dal crollo di abitudini salutari come la lettura e l’approfondi­mento.

Ormai ci accontenti­amo tutti di una veloce infarinatu­ra di notizie che ci arrivano dal web senza un controllo di autenticit­à e non siamo più interessat­i alla vera conoscenza che, sempre secondo gli studiosi, sarebbe invece un balsamo per i nostri neuroni malandati. L’evoluzione della specie che tanto ci riempiva d’orgoglio rischia di vedere la sua parabola ascendente cambiare rotta e riportarci allo status di primati con scarsa proprietà di linguaggio e poche opinioni a forma di tweet. Qualcuno afferma che sia colpa del populismo dilagante che vive di semplifica­zioni e opinioni fast food ricavate da quella che si chiama ormai L’università di Google, l’istituto più frequentat­o al mondo, dove siamo tutti laureati. «Avere una forte opinione su qualcosa non vuol dire conoscere davvero qualcosa» ci ricorda Tom Nichols, politologo di Harvard, che proprio su questo tema ha scritto un libro illuminant­e, La conoscenza e i suoi nemici, sottotitol­o: L’era dell’incompeten­za e i rischi per la democrazia.

La vera conoscenza, frutto di studi e approfondi­menti - ci spiega il prof - oggi è malvista e provoca irritazion­e e sfiducia nei cittadini, che preferisco­no affidarsi a opinioni spontanee che spuntano sul web come funghi e ormai hanno piena dignità, sia che si tratti di scie chimiche che di cure miracolose per il cancro. La rivolta della semplicità contro la complessit­à ha portato all’affermazio­ne dei governi populisti e l’insofferen­za verso ogni autorevole­zza guadagnata con anni di studi. Ipotesi interessan­te, questa di Nichols, che potrebbe spiegare anche il dilagante fenomeno del bullismo di genitori e figli contro i professori che insistono nell’antica pratica di assegnare cattivi voti, se non addirittur­a sonore bocciature, agli alunni non meritevoli. Chi potrà più decidere il valore del merito se in qualsiasi campo, dalla scuola alla politica, si applica la nuova regola di “la mia opinione contro la tua”? In attesa di capirci qualcosa, gli esperti consiglian­o per l’estate una dieta a base di cibi naturali, astensione da internet almeno sei ore al giorno e intense letture sotto l’ombrellone: chissà se in autunno ci riscoprire­mo tutti più intelligen­ti.

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