Corriere della Sera - Io Donna

Le donne hanno migliorato il clima in sala operatoria. il chirurgo era una divinità alla quale tutto era concesso, compreso strapazzar­e i giovani e le colleghe

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guarda la carriera e la difficoltà di sfondare il famoso soffitto di cristallo. Perché là dove si decide le donne latitano, restano il gap salariale con gli uomini e la conciliazi­one faticosa con la vita personale in cui la maternità si configura ancora come lo step più difficile, se è vero che - dati Anaao giovani - il 55,6% delle chirurghe madri ritiene che aver avuto figli abbia ridimensio­nato il proprio percorso di carriera, contro il 16,4% degli uomini.

i numeri del cambiament­o

Tocca ricordare un quadro non troppo roseo alle più avvertite come Donata Villari, tra le prime aderenti al Club italiano femminile di Urologia voluto dentro la Siu da una decana del settore come Marta Simonazzi.

«I nostri dati raccontano il cambiament­o, ma dicono le difficoltà: lo dico alle giovani che rispetto a noi vivono una maggiore precarietà profession­ale, è controprod­ucente non riconoscer­le per paura della ghettizzaz­ione. La maternità è ancora uno scoglio, anche se il 29% delle urologhe torna a lavorare da 1 a 3 mesi dopo il parto. E poi ci sono le resistenze culturali, difficili da scalfire. Abbiamo bisogno di mentoring, di buone pratiche, in meno lo stipendio delle donne medico rispetto a quello dei loro colleghi. delle chirurghe ritiene che essere donna è un ostacolo alla carriera. delle chirurghe con figli ritiene che la maternità abbia ridimensio­nato la loro carriera.

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