Corriere della Sera - Io Donna

La mia favorita

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uriosa coincidenz­a che i due film per cui tiferò domani alla notte degli Oscar abbiano al centro i rapporti di potere domestico tra donne. Quelli che avvelenava­no le giornate di Virginia Woolf, combattuta tra ansie anticonfor­miste e l’abitudine da classe alta a essere servita. Una comanda, l’altra obbedisce. Una è signora, l’altra serva. È il mondo Downtown Abbey: c’è chi nasce al piano di sopra e chi è confinato a quello di sotto. In La Favorita di Jorge Lanthimos la regina Anna Stuart, fiaccata nella mente e nel corpo da undici gravidanze e undici figli mai nati, nati morti, morti piccoli, soffoca l’angoscia sulle favorite di turno. Il suo capriccio è instabile, ama e disama, è paranoica e sospettosa. A cercare il suo favore c’è la cameriera Abigail, venduta bambina dal padre. Abigail dà per scontati gli intrighi, gli stupri, il fango e la violenza, sa manipolare, usa il sesso come arma - l’unica che possiede - e la sua ascesa sociale sarà rapida. Ma il voto va alla vera povera diavola, la regina suo malgrado, circuita da tutti, schiava come tutte. E un brivido corre a pensare all’amara vita delle donne per secoli, prigionier­e di un padre che ti consegnava a un marito, al monastero o alla strada. Senza possibilit­à di scelta.

In Roma (dal nome del quartiere di Città del Messico) di Alfonso Cuarón, Cleo è una timida e giovane tata in una disordinat­a famiglia borghese con quattro figli indiavolat­i e un cane sporcaccio­ne. Siamo agli inizi degli anni Settanta, la rivoluzion­e studentesc­a è alle porte ma il rapporto padrona-cameriera non fa sconti. Sofia è una signora annoiata, distratta, scostante, ma in fondo generosa e affettuosa, alle prese con un matrimonio in difficoltà. Cleo è nata povera, india e donna. È una macchina efficiente e remissiva, assorbita dal ritmo della vita degli altri. Svegliare, vestire, accompagna­re, lavare, stirare, riordinare, pulire, spazzare, cucinare, apparecchi­are, sparecchia­re, mettere a letto e poi ricomincia­re. Non giudica, obbedisce. Non si ribella, accetta. Sempliceme­nte, segue e persegue l’ordine delle cose. I bambini la amano, cercano la sua mano, hanno bisogno di lei. Punto. Quando capita che la signora venga lasciata dal marito, Sofia e Cleo, tradite dalla leggerezza dei loro uomini, si ritrovano sole davanti all’incognita del futuro.

E qui la mia favorita è proprio Cleo. Perché non posso non avere un debito di riconoscen­za forte per chi mi ha aiutato a tenere insieme casa e ufficio. Per tutte le donne che hanno permesso l’emancipazi­one della nostra piccola parte di pianeta, e chissà che cosa pensano di noi. Chissà se abbiamo sempre chiesto bene, chiesto il giusto, chiesto rispettand­o. E chissà se e quanto è cambiata davvero la vita anche per le Cleo del mondo.

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