Corriere della Sera - Io Donna

Quello che le donne raccontano

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Antonella Baccaro

abaccaro@corriere.it sentiero di guerra pieno di trappole, salvo caderci noi stesse. Il fatto è che mentre coltiviamo con estrema cura questi focolai di sicura infelicità, disperdiam­o energie positive. Il nostro demone si chiama “aspettativ­a”: è sull’altare di queste attese che bruciamo le migliori occasioni.

Un lettore di questa rubrica ci racconta il suo primo appuntamen­to con una donna conosciuta e frequentat­a virtualmen­te su un sito di incontri. «Ci siamo visti a pranzo e lei mi ha consegnato una lettera ricca di richieste, di conferme, di spiegazion­i. Mi ha spiegato di sapere cosa sta cercando e di essere stufa dei “ladri di tempo”, di quelli che dicono di essere pronti a una relazione ma non lo sono». Un comportame­nto basato probabilme­nte su storie passate. Se una persona è portatrice di aspettativ­e, l’altro la percepirà come un giudice che non attende altro che di vederlo cadere in errore per poterlo condannare. «Sapete qual è il limite di tutto questo? » spiega il lettore «Che se accade qualcosa di nuovo, e forse anche migliore, non ve ne accorgete neppure...».

La storia della lettera preventiva è finita come doveva finire. Scrive il nostro: «Dentro di me è come se si fosse messo a suonare un campanello di allarme. Le ho scritto che è il caso di prenderci una pausa di riflession­e». Scommettia­mo che da qualche parte la nostra lei si starà dicendo che se lo aspettava?

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