Corriere della Sera - Io Donna
Il futuro sulla pelle
salute. E per “indossabile” non si intendono solo i classici braccialettini o tracker da polso, ma un mondo di micro oggetti che si portano ancora più a contatto con la pelle, proprio come cerotti intelligenti. I primi prototipi risalgono a circa vent’anni fa, quando ricercatori americani e giapponesi brevettarono le prime matrici adesive a supporto di una serie di componenti elettronici come sensori, led o nanocelle fotovoltaiche.
Oggi c’è chi parla di “e-skin”, pelle artificiale connessa direttamente con il cervello, e lo sviluppo di device sempre più piccoli, e soprattutto intelligenti, è già il presente. Al Consumer Electrics Show 2019 di Las Vegas, il premio per l’innovazione è andato al primo sensore microfluidico capace di misurare il ph della pelle, firmato La Roche-posay. Si chiama “My Skin Track ph”, e, in breve, analizza il sudore fornendo in pochi minuti un esame accurato dell’epidermide. Un dato importante, perché dal ph dipendono molti dei problemi cutanei più comuni come infiammazioni, disidratazione, dermatiti. I risultati appaiono sull’app, indicando quali prodotti o gesti di cura siano effettivamente più efficaci. Si tratta del secondo brevetto “skin friendly” di La Roche Posay: nel 2016 è stato lanciato “My Uv Patch”, un piccolo adesivo a forma di cuore con coloranti fotosensibili ai raggi Uv, in grado di valutare i danni del sole sulla pelle e di avvisare, via app, quando è il momento di riapplicare il solare.
Anche gli ultimi device puntano alla pelle. Un esempio, la mini spazzola “Luna Fofo” di Foreo, con sensori di intelligenza artificiale che studiano l’epidermide e regolano la detersione. Samsung ha invece presentato il prototipo “S Skin”: uno scanner con fotocamere connesse allo smartphone e patch per contorno occhi e zone specifiche che iniettano attivi con efficacia professionale. E siamo solo agli inizi...