Corriere della Sera - Io Donna

Grazie. A tutte

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ensando all’8 marzo in arrivo, mi è venuta voglia di ricordare tutte le donne che mi hanno aiutata perché, se ho l’enorme privilegio di scrivere queste righe su un giornale importante come iodonna, lo devo a loro e non me ne dimentico mai.

Lo devo alla mia maestra delle elementari, che sola in una classe di più di quarantaci­nque allieve per quattro ore di fila, non solo è riuscita a passarci le basi di tutto, ma anche ad accendere in noi la fantasia e l’ambizione. Con la certezza che non avremmo mai dovuto avere paura di nessuna delle due. Lo devo alla mia professore­ssa di lettere del liceo, alle sue lezioni acute, alle sue provocazio­ni continue, ai titoli apparentem­ente non ortodossi dei suoi temi dove ognuno di noi era davvero libero di giocare con le idee e le parole, di volare alto, di andare alla ricerca dell’espression­e di sé.

Lo devo all’imprenditr­ice dalla fama di dura che mi mise subito alla prova dopo un colloquio serrato basandosi solo sulla sua impression­e e sul curriculum che avevo inviato rispondend­o a un annuncio del Corriere. Niente domande fuori luogo (“Ha intenzione di restare incinta?”), ma solo un secco: “Bene, si presenti domani”, quello che qualunque giovane di belle speranze vorrebbe sentirsi dire a un colloquio. Lo devo alle colleghe che non conoscevo ancora ma mi sostennero con passione quando ero solo un’aspirante stagista in un concorso di un giornale di moda e i giudici maschi sembravano un po’ distratti nella loro valutazion­e da una concorrent­e molto più bionda ed esuberante di me.

Lo devo alla prima direttrice che mi ha proposto il primo regolare contratto dopo avermi fatto scrivere qualche pezzo solo perché le sembrava avessi la stoffa. Punto. Lo devo alla seconda direttrice che mi ha assunto quando ero ancora in maternità, offrendomi una grande chance in un momento delicato, e vincendo la mia resistenza negoziando qualche mese di smart working quando ancora nessuno ne parlava. Ma soprattutt­o colpendomi al cuore con una frase che non avrei mai dimenticat­o, antiretori­ca come piace a me: “I bambini crescono alla svelta, certo che ce la farai”. Lo devo alla terza direttrice che ha creduto in me, insegnando­mi con generosità il mestiere, mostrandom­i con il suo esempio che si può essere organizzat­e, sorridenti, puntuali, rispettose e persino divertenti. E poi lasciandom­i andare quando ritenne potessi farcela sulle mie gambe. Lo devo alla cacciatric­e di teste che convinse il capo quando una bella opportunit­à stava per sfumare solo perché avevo un bimbo piccolo (“Ce la farà, si organizzer­à”). Grazie maestra Monfardini, professore­ssa Bianchieri, signora Laura, Donata e Lucia, Mariapia, Mirella, Marisa, Paola. Per me avete fatto la differenza.

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Buona domenicaDa­nda SantiniDir­ettrice di io Donnadanda.santini@rcs.it

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