Corriere della Sera - Io Donna
Quello che gli uomini non dicono
La Shell è una multinazionale anglo-olandese del petrolio. Uno dei grandi centri internazionali della ricchezza e del potere. Esther Kiobel, Victoria Bera, Blessing Eawo e Charity Levula sono quattro vedove nigeriane, sconosciute ai più. Contano meno di nulla. I loro mariti sono morti impiccati 24 anni fa. Eppure sono riuscite a portare la Shell a processo, alla Corte dell’aja, con l’accusa - scrive Pietro Del Re, l’africanista di Repubblica - di “aver istigato violazioni dei diritti umani da parte della giunta militare di Abuja negli anni ’90”. I mariti di Esther, Victoria, Blessing e Charity erano attivisti che si battevano per salvare la zona del delta del Niger, devastata dall’inquinamento; furono uccisi dopo un processo sommario. Non riuscendo ad avere giustizia in Nigeria, e dopo una trafila di dodici anni negli Stati Uniti per sentirsi dire che il Paese non è competente, le loro donne sono riuscite ad arrivare alla Corte dell’aja.
Il verdetto è ancora da scrivere. C’è da sperare che i dirigenti della Shell in Nigeria siano tutti innocenti. Il punto non è questo. Il punto è che continua a stupirmi quanto le donne siano capaci di amare per sempre. Amare uomini che non ci sono più. Non vedove; mogli.
Cosa avrebbe fatto un uomo, se la vittima fosse la sua donna? Non lo so, ognuno reagisce alla propria maniera, magari con un accesso di rabbia, una sfuriata, una violenza. Per resistere ventiquattro anni occorre metodo, pazienza, orgoglio. E un amore immenso. Le quattro donne nigeriane sono andate avanti contro tutti, sfidando un regime corrotto e violento, affrontando uomini stranieri immensamente più potenti di loro. Tutto per amore dei loro mariti, che sicuramente dovevano essere persone di coraggio e di valore, se si sono meritati mogli così.
La battaglia delle vedove, mogli per sempre