Corriere della Sera - Io Donna

L’onestà non paga, in banca

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Un ex dipendente di Banca Etruria rivela il meccanismo con cui venivano proposti ai clienti titoli pericolosi. E a quali “punizioni” va incontro chi si ribella al sistema

Quando si segue una vicenda giudiziari­a capita di ricevere lettere su che cosa è accaduto. In questo caso si tratta del processo ad alcuni funzionari di Banca Etruria accusati di aver truffato i clienti convincend­oli a comprare obbligazio­ni pur essendo a conoscenza del rischio che perdessero i soldi. L’inchiesta è ormai chiusa, la scelta di pubblicare anonimamen­te il racconto di uno dei testimoni serve soltanto ad evitare che possa subire altri torti dopo quelli che ha già dovuto sopportare.

«Sono un ex dipendente di Banca Etruria. Circa un anno fa sono entrato nel Fondo di Solidariet­à del Credito nell’ambito di una riduzione di personale avviata dal 2015. Ho trascorso gli ultimi nove anni di lavoro come operatore di cassa (una specie di castigo per aver fatto il bambino cattivo!). Nei precedenti 22 anni mi ero occupato principalm­ente di titoli in varie agenzie. La mia capacità profession­ale era ampiamente riconosciu­ta sia dai colleghi che dai clienti. Poi la Banca iniziò a collocare obbligazio­ni subordinat­e di propria emissione. Io provvedevo a collocarle presso la clientela della mia agenzia nel modo più corretto possibile: con la massima chiarezza spiegavo al cliente le caratteris­tiche di quel tipo di titolo e suggerivo di sottoscriv­erne un importo che rappresent­asse, al massimo, il 10-15% dell’intero portafogli­o. I clienti (tutti) mi chiedevano “Ma perché non di più? C’è il rischio che la banca possa fallire?”. All’epoca né io né nessun altro avrebbe mai ipotizzato un simile tragico finale e regolarmen­te rispondevo: “Ritengo e spero che la banca non fallirà mai, ma, date le caratteris­tiche di rischio di questo tipo di titoli, la prudenza non guasta”. I clienti (tutti) mi hanno dato ascolto. Ma operando in questo modo io restavo molto lontano dal raggiungim­ento dei budget di collocamen­to assegnati all’agenzia e così, dopo qualche tempo, fui eleganteme­nte sollevato dall’incarico di operatore titoli, trasferito ad altra agenzia e assegnato ad altri compiti. Quando la Banca è scoppiata ho avuto almeno la consolazio­ne che personalme­nte non avevo fatto gravi danni a nessun cliente. A me resta la soddisfazi­one di essere e restare una persona onesta - e non è poco».

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