Corriere della Sera - Io Donna
Un weekend con... Elisabetta Sgarbi
Per l ’editrice e regista, il vero riposo è lavorare quando tutti sono in pausa
(e il telefono non squilla). E i suoi fine settimana sono intensi. A Ro Ferrarese, nella casa-pinacoteca di famiglia. O a Milano, tra nuoto e passeggiate notturne
«Finché c’erano i miei genitori, Ro Ferrarese, la casa dove siamo vissuti, era una destinazione imprescindibile di ogni fine settimana», racconta Elisabetta Sgarbi. La scomparsa del padre, nel gennaio del 2018, ha coinciso con l’apertura della mostra Cavallini Sgarbi al Castello Estense: «Andavo a spiegare al pubblico le opere collezionate dai miei genitori e da mio fratello Vittorio, come se andassi a trovare loro». Ora tornare a casa ha un senso diverso: verificare se tutto è in ordine. «Se rimango a Milano mi dedico alla Milanesiana o a un progetto cinematografico o a leggere. Mi sveglio, sbrigo faccende urgenti e mi precipito nel bar davanti casa a bere il cappuccino».
Che fatica il relax!
Difficile per lei parlare di relax. «Mi angoscia e quindi mi stanca moltissimo. Per me il relax comincia quando gli altri sono in pausa e posso lavorare non rispondendo al prossimo. Nel fine settimana si è più lucidi per lavorare, anche per rispondere agli autori».
I menu del cuore
Non le dispiace cucinare. «La mia specialità sono gli gnocchi di semolino. Mi piace uscire a cena, negli stessi posti perché non devo decidere cosa prendere: la sogliola da Giacomo (via Pasquale Sottocorno 6), la pizza a Le specialità (via Pietro Calvi 29), il galletto a La torre di Pisa (via Fiori Chiari 21).
Il fascino del mare d’inverno
Lo shopping? «Solo in presenza di un impulso o un’intuizione, a quel punto, irrefrenabile». L’importante è non perdere tempo. «Amo nuotare. Lungamente, contare le vasche. Svuota la mente. Preferisco camminare a Milano a ore tarde. Una città nobile». Fino a qualche tempo fa partiva in macchina «anche in pieno inverno e andavo al mare, nei Lidi Ferraresi o in Romagna. Il mare d’inverno, come in un film di Zurlini o un’incisione di Max Klinger».
Quei lampi d’intuizione
Poi ci sono cinema, teatro, ovviamente letture e musica. «Lo straordinario film di Night Shyamalan, Glass, il romanzo di Michel Houellebecq Serotonina. Il lavoro di un editore è avere idee. E siccome le idee vengono quando vogliono l’idea di “staccare” mi è aliena. Acquisii i diritti di La verità sul caso Harry Quebert di Joel Dicker in agosto, mentre giravo un documentario su Girolamo Romanino a Pisogne. I diritti del primo, ignorato romanzo di Michel Houellebecq li presi mentre vagavo in una libreria di Parigi. L’attenzione e l’intuizione vanno di pari passo».