Corriere della Sera - Io Donna
Il danno, ma non la beffa
era solo all’inizio, tutte avvertivamo con chiarezza che si era appena sollevato un coperchio e che gli esiti sarebbero stati imprevedibili. Ognuna aveva qualcosa da raccontare, vittima o solo spettatrice, e ci si stupiva di quanto silenzio, rassegnazione, vergogna, impotenza, rabbia o avvilimento avesse permesso che nulla trapelasse. Cercammo un avvocato esperto, con una bella casistica sottomano. Fu lui a raccontarmi, con tono sommesso, ma accuratezza di dettagli, quella storia che mi lasciò interdetta.
S.P. era un’operatrice ecologica in una piccola ditta di soli uomini. Aveva a disposizione un piccolo spogliatoio separato, ma raggiungerlo era una gogna: occhiate, allusioni, apprezzamenti osceni. I colleghi si trasformano presto in branco, e chissà se capiscono fino in fondo quanto sia crudele il gioco. Finché uno di loro esagera, la branca, la blocca e le incolla con un gesto spavaldo un bacio violento e rapace. Di quelli che lasciano il segno: un succhiotto, chiosa l’avvocato. Lei, a questo punto, denuncia al datore di lavoro, che apre, come suo dovere, un’inchiesta e interroga i dipendenti. Che negano in blocco. Risultato: la dipendente viene accusata di calunnia e licenziata per giusta causa. Commenta l’avvocato: ciò che non è dimostrato, in campo giudiziario, è falso. La parola di una dipendente vale meno delle parole di tutti gli altri. Davanti al mio sconcerto lui spiegò, pacato ma inflessibile: “Bisogna denunciare, ma con cautela e alle persone giuste. Raccogliere le prove: mail, registrazioni, messaggi. E saperle usare”.
Eccolo, il vero problema: parlare, ma a chi? parlare per essere ascoltate, credute, supportate, risarcite: ma come? e poi: parlare, ma quando? troppo presto scotta troppo e non si è pronte, troppo tardi passa per ricatto a mente fredda. Parlare, ma ricostruendo una storia di vergogna e paura come fosse una personale crime story. Non facilissimo, se sei sotto ricatto.
Nel dubbio, si subisce. Troppo grande la paura di perdere il lavoro, troppo timida la speranza che l'azienda si faccia carico di una materia che scotta e mette tutti sotto scacco. Qui, però, arriva la buona notizia: le aziende modello si stanno muovendo (lo raccontiamo a pag. 79). Recuperando un ruolo importante: tutelare chi lavora per loro. Uomini e donne.