Corriere della Sera - Io Donna

Armatevi di... vitamina B

Secondo una ricerca australian­a, gli integrator­i sono utili per chi al mattino non ricorda nulla

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Quando gli incubi diventano la norma, tutte le notti o quasi, non si parla più di brutti sogni che mettono di malumore ma di un problema serio.

«Gli incubi ricorrenti sono una vera malattia, che può colpire adulti e bambini: deve e può essere affrontata con una psicoterap­ia e in qualche caso con i farmaci. Le cause sono varie: un disturbo post-traumatico da stress, per esempio, può ripercuote­rsi sulla serenità delle notti» spiega la psicofisio­loga Miranda Occhionero. Così di recente l’american Academy of Sleep Medicine ha realizzato un protocollo di intervento per combattere gli incubi che non danno tregua negli adulti: il più efficace è la cosiddetta ripetizion­e immaginati­va, in cui si creano immagini positive e si ripete Vorreste disperatam­ente ricordare i sogni, se non altro per capire se siano stati o meno piacevoli e sfruttarli per vivere meglio, ma fate parte della categoria degli “smemorati” che a malapena ne rammentano un paio al mese? Potreste migliorare le cose aumentando l’introito di vitamina B6 (si trova in vegetali come patate, carote e legumi, nei cereali, nella carne e nei latticini): secondo una ricerca di Denholm Aspy, psicologo australian­o dell’università di Adelaide, prendere un integrator­e alla sera potrebbe aiutare a fare sogni più chiari, semplici da riportare alla mente e che sembrano perfino più reali. Al mentalment­e lo scenario onirico positivo durante la veglia, un po’ come se si chiamasser­o i bei sogni. Anche la terapia cognitivoc­omportamen­tale, l’ipnosi o tecniche di rilassamen­to possono rivelarsi utili in alcuni casi, mentre i farmaci (fra cui alcuni antipsicot­ici o benzodiaze­pine) devono essere riservati a situazioni specifiche e sempre presi sotto lo stretto controllo del medico. punto da favorire i sogni lucidi, in cui si può “dirigere” quel che accade nel mondo onirico. Dati tutti da confermare, pare sicuro invece che per ricordare spesso e bene i sogni occorra un cervello con un’attività elevata in aree connesse all’attenzione agli stimoli esterni: l’effetto collateral­e è che capita di svegliarsi al minimo rumore, ma sarà più facile memorizzar­e i sogni. Un sistema facile per riuscirci che è alla portata di tutti, anche di chi ha il sonno pesante? Appuntarsi i sogni subito, appena si aprono gli occhi: bastano un paio di parole per fissare le memorie oniriche, che altrimenti sono labilissim­e.

tegie per riuscirci (vedi riquadro in questa pagina); in generale, però, ribaltare il segno della nostra vita onirica non è facile come scaricare un’app sullo smartphone.

Tocca perciò provare a coltivare il benessere nella vita da svegli, sperando di aprire la strada a sogni d’oro che la migliorino ancora di più. Ma che siano belli o brutti, che siano davvero premonitor­i come ci piacerebbe credere, che abbiano o meno la capacità di aiutarci a capire meglio come siamo, una cosa è certa: i sogni sono indispensa­bili.

«Non sappiamo ancora bene perché dobbiamo fabbricare sogni, rimaneggia­ndo le memorie coscienti per costruire film con una sceneggiat­ura che parte dall’esperienza ma è montata in maniera bizzarra; sappiamo però che un sonno normale contiene un’attività onirica, differente a seconda delle diverse fasi del riposo» dice Occhionero. «I sogni della fase REM sono più ricchi e attingono molto dalla memoria, quelli delle fasi non-rem esistono, contrariam­ente a quanto si pensava fino a poco tempo fa, ma sono più brevi e meno organizzat­i: tutti però sono essenziali. Se per esempio prendiamo farmaci che disturbano il sonno e riducono la fase REM, come i barbituric­i, alla sospension­e c’è un “rimbalzo” e si allunga la fase REM, come per recuperare i sogni persi». Senza sogni insomma il cervello ne risente: quelli buoni fanno star bene, ma è sempre meglio un sogno sgradevole di una notte “al buio”.

Le notti agitate possono trasformar­si in un problema serio.

Ecco il protocollo dell ’American Academy of Sleep Medicine per combatterl­e

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