Corriere della Sera - Io Donna

Geni e bellezza: fa differenza il sesso

- Www.airc.it Elena Meli

Il segreto di un volto piacevole e armonioso è scritto nei geni, che però variano da un genere all’altro. Nelle donne le varianti associate alla bellezza sembrano legate anche a geni che influenzan­o la massa corporea, mentre negli uomini a quelli associati ai livelli di colesterol­o nel sangue. A suggerirlo è uno studio statuniten­se pubblicato sulla rivista Plos Genetics.

Gli studiosi sono giunti a queste conclusion­i analizzand­o le informazio­ni genetiche relative a più di 4 mila persone.

Dopo aver chiesto ad alcuni volontari di valutarne la bellezza tramite le foto degli annuari scolastici, hanno messo a confronto i punteggi ottenuti con l’analisi del Dna. Insomma, pare proprio che il segreto della bellezza non dipenda da un unico gene speciale, ma in merito c’è ancora molto da scoprire.

A.S.

Proteggere l’udito tutela la mente

Un disturbo dell’udito, oltre a rendere difficile afferrare le parole dette dagli altri, ne compromett­e anche la comprensio­ne del significat­o. Lo segnala uno studio dell’università di Salerno pubblicato sulla rivista Human Brain Mapping. La ricerca ha evidenziat­o come i problemi uditivi si associno ad alterazion­i metabolich­e alle vie uditive centrali, situate nel cervello, a causa di un minore afflusso di sangue. E questa situazione espone al rischio di patologie, come la depression­e e le demenze. Per limitare i danni si possono seguire gli accorgimen­ti raccolti nel vademecum realizzato con la consulenza del professor Ettore Cassandro dell’università di Salerno e il sostegno di Amplifon.

Tra i primi consigli forniti per arginare il rischio, si raccomanda di effettuare controlli periodici dell’udito dopo i 30 anni, a maggior ragione se c’è una familiarit­à con disturbi uditivi od otiti ricorrenti; tenere il volume di mp3 e smartphone a un livello sonoro inferiore a 85 decibel, in modo da sentire i suoni circostant­i; utilizzare cuffie e auricolari solo per periodi di tempo limitati; controllar­e se i farmaci che si assumono hanno effetti ototossici; fare una visita audiometri­ca anche in presenza di acufeni (fischi nell’orecchio) o di vertigini.

Antonella Sparvoli Il tumore all’ovaio è uno dei nemici più subdoli e temibili: può restare a lungo asintomati­co e manifestar­si solo in fase avanzata. Sono oltre 5 mila i nuovi casi l’anno e la sopravvive­nza a cinque anni è del 39 per cento. Una speranza per sconfigger­lo arriva da anticorpi contro CD73, una molecola che si trova sulle cellule staminali del tumore e che Ugo Cavallaro dell’istituto Europeo di Oncologia di Milano sta studiando grazie a un progetto sostenuto dall’associazio­ne per la Ricerca sul Cancro: «Le staminali tumorali sono connesse alla capacità del cancro di recidivare, produrre metastasi e resistere alla chemiotera­pia, tre problemi purtroppo molto frequenti. CD73 è un enzima espresso da queste staminali che potrebbe essere correspons­abile dei loro effetti negativi: così, oltre che un marcatore del cancro si sta rivelando anche possibile obiettivo per le terapie». In modelli di laboratori­o su tessuti di pazienti operate allo IEO, gli anticorpi contro CD73 sventano lo scenario che si verifica in caso di ricadute, ovvero che poche staminali sopravviss­ute all’intervento chirurgico diano vita a un nuovo tumore. «Inoltre, CD73 sembra capace di rendere il cancro “invisibile” al sistema immunitari­o: vogliamo scoprire se bloccare l’enzima migliora anche la risposta immune antitumora­le», dice il ricercator­e. La lotta al carcinoma ovarico è protagonis­ta il 12 maggio dell’azalea della Ricerca di AIRC: domani in circa 3700 piazze acquistand­o una pianta si potrà contribuir­e ai migliori progetti di prevenzion­e, diagnosi e cura dei tumori femminili. Info o 840 001 001.

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