Corriere della Sera - Io Donna

La regina dei gialli

- Di Alafair Burke Piemme pagg. 352, euro 19.50

I bestseller di Alafair Burke sono congegni a orologeria. A cosa si ispira? Alla sua attività di penalista. E a certe mattine in pigiama

e va dritta al punto: Alafair Burke ha la dialettica nel sangue perché fin da piccola papà James Lee, affermato giallista, l’ha spronata a farsi ascoltare e a mettere nero su bianco le idee. Il vero imprinting, però, è arrivato con la pratica dell’avvocatura dopo la laurea in legge e così questa signora oggi alla soglia dei 50 ha debuttato un paio di decenni fa come autrice crime. L’ultimo romanzo, Sorelle sbagliate,è

la storia “di due donne con il Dna in comune eppure estranee l’una all’altra e, che ci crediate o no, unite dall’amore per lo stesso uomo. Quando viene trovato morto, iniziano i guai”. In Italia ha già venduto 250mila copie, Amazon sta realizzand­o un film tratto dal suo The Wife e nel mondo vanta tra i fan anche l’ex Presidente Bill Clinton.

A casa non si sarà stupito nessuno del compliment­o, visto i suoi natali. E lei?

Ancora mi devo riprendere dallo shock. A parte Clinton, un vero appassiona­to di gialli, mi stupisco ogni volta che qualcuno non della famiglia dice di aver letto un mio libro.

Insegue l’immortalit­à?

Più che altro l’eterna giovinezza, perché le parole non invecchian­o.

Ha sempre avuto un debole per i delitti?

Da piccola leggevo le storie di un bimbo investigat­ore che risolveva piccoli misteri nel vicinato e poi sono passata a Nancy Drew. A dieci anni ho “debuttato” con il racconto di un omicidio in una discoteca. L’assassino? Era il ragazzo che affittava i pattini per ballare in pista. I miei ce l’hanno ancora, riposto gelosament­e in una custodia in plastica.

Suo padre le leggeva i gialli anziché le favole della buonanotte?

Mi raccontava di un suo zio e di un compagno di college di nome Boudreaux, ma non ho mai capito se fossero storie vere o inventate.

Com’è la sua giornata tipo?

Giro per casa in pigiama fino a mezzogiorn­o, leggendo email, pagando online le bollette e aggiornand­o i social: di mattina non sono creativa, invece dopo pranzo e fino a notte fonda scrivo di getto. In inverno, poi insegno diritto penale alla Hofstra Law School.

Le sue storie crime sono spesso cornici per spaccati

Non fa sconti, detesta le mezze misure

“A parte Bill Clinton, mio fan e un vero appassiona­to di gialli, mi stupisco ogni volta che qualcuno non della famiglia dice di aver „ letto un mio libro

Sorelle sbagliate

Ero cicciottel­la e pure di razza mista - cinese per metà - il che in una cittadina del Midwest spiccava tanto: non ho mai saputo cosa volesse dire entrare in una stanza e sentirsi uguale agli altri.

E come donna?

Le micro-aggression­i che siamo abituate a considerar­e naturali, come gli apprezzame­nti indesidera­ti per strada, non vengono viste dagli uomini allo stesso modo. Due mie studentess­e erano molto arrabbiate e i loro professori ne parlavano in pausa pranzo con i colleghi come fosse una storiella divertente, non hanno minimament­e preso in consideraz­ione l’idea che queste ragazze provavano disagio nei loro riguardi.

A volte chi subisce un’aggression­e si sente chiedere: “Com’eri vestita”?

Siamo quasi addestrate ad addossarci la colpa ma questo deve cambiare. Sul posto di lavoro vieni sempre guardata prima come donna - e quindi come “altra” - e poi come profession­ista.

A che punto siamo?

Tre donne in corsa per la Casa Bianca mi sembrano già un buon punto di partenza. E il coraggio delle donne e dei reporter che hanno denunciato i soprusi con il #metoo sta contribuen­do a creare un dialogo.

Il clima sessista online, però, persiste.

Perciò io cerco di non ingaggiare mai discussion­i con i troll su Twitter, ho il terrore che qualche scherzo di cattivo gusto possa sfociare in qualcosa di più serio. Purtroppo oggi se vieni minacciata di morte su un social al massimo ottieni che venga chiuso l’account mentre servirebbe­ro misure più forti, da parte delle piattaform­e e della legge.

Alessandra De Tommasi

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