Corriere della Sera - Io Donna

Quello che le donne raccontano

Il mio metodo per regalarsi un 2020 ricco di belle sorprese

- Antonella Baccaro abaccaro@corriere.it

«Ma non siamo nell’era della realtà virtuale?». Il dentista solleva la testa dal calco della mia dentatura. «Mi scusi?» dice visibilmen­te preso dalla risibile distanza tra gli incisivi e i canini. «Dico, non capisco perché nel 2019 dovete usare ancora il “cucchiaio” e quell’orrenda pasta molle per prendere le impronte dentali. Ma non avete le stampanti 3D?». Ecco qua. Se dovessi esprimere un desiderio su cosa vorrei che il 2020 mi portasse, la ricostruzi­one virtuale della bocca sta nelle prime dieci. Ma magari il vostro dentista è già attrezzato e sto sprecando un desiderio.

Quello degli auspici da esprimere a fine anno è un gioco che ha introdotto la mia amica G. che ce li fa scrivere su dei bigliettin­i, da lei stessa conservati in una scatola cinese, nascosta nella sua scrivania. Alla fine di ogni anno, prima si aprono i bigliettin­i vecchi e poi si scrivono quelli nuovi. Il risultato, dopo tanti anni di esercizio, è che ognuna di noi esprime desideri sempre più abbordabil­i che assomiglia­no sempre meno a degli impegni seri.

Se prima ci lanciavamo in propositi tipo trovare un fidanzato a noi stesse o a un’amica, oppure imparare il cinese, col tempo siamo arrivate a desiderare piccole cose, realizzabi­li senza troppo sforzo. L’anno scorso ho un po’ esagerato: sono sicura di avere scritto sul mio biglietto che mi sarei iscritta in palestra. E il bello è che sono in tempo a farlo, visto che mancano ancora tre giorni alla fine dell’anno.

Adesso però sto rimuginand­o sul proposito del 2020. Questa cifra così tonda mi mette un po’ di agitazione. Ricordo ancora l’ultimo giorno del 1999, la smania di trovare un posto unico dove festeggiar­e il cambio di secolo, la quiete del paesaggio montano che alla fine avevo scelto per allentare la tensione. Venti anni dopo, mi piacerebbe ritrovare un po’ di quella emozione che probabilme­nte era legata all’idea di un futuro ancora da costruire. Siamo ancora in grado di sorprender­e noi stessi a 50 anni? Non resta che provarci. Prendo la penna e scrivo di getto. Ma il bigliettin­o questa volta finisce nella scatola cinese di questa rubrica. Appuntamen­to qui, tra un anno. Intanto buon 2020 a tutti!

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