Corriere della Sera - Io Donna
Brillante, ambiziosa, studiava fisica con il futuro premio Nobel. Incinta di lui, lasciò gli studi a un passo dalla laurea. Che ancora oggi le è negata
La memoria di una donna eccezionale si può uccidere due volte. La prima, confinandola nel grande dimenticatoio dei meriti, ma questo capita a tanti in tutti i campi della vita. La seconda, forse più grave, bocciando il tentativo - affettivo e storico, più che legalmente accademico - di attribuirle una laurea postuma: concettualmente, equivalente alle lauree honoris causa che si danno a personalità viventi, meritevoli a prescindere dal percorso accademico.
È in sintesi il malinconico destino di Mileva Marić, moglie di Albert Einstein, madre dei suoi figli e scienziata come lui. Non si sa se il suo talento avesse anche contribuito alle rivoluzionarie intuizioni di Einstein, di sicuro la carriera universitaria fu interrotta dal vivere accanto a un grande scienziato e a un pessimo marito. Condizione ricordata anche dagli accademici del Politecnico di Zurigo che proprio in questi giorni hanno respinto - con ineccepibili motivazioni burocratiche - l’attribuzione di una laurea postuma. Una proposta della sua biografa, la scrittrice e fisica Gabriella Greison, che aveva peraltro raccolto consensi in diversi ambienti culturali e accademici.
Quella di Mileva Marić resta così una storia infelice, nemmeno medicata per i posteri. Una storia infelice come la terra in cui era nata, che avevo scoperto per caso, durante la guerra nei Balcani. «In questa casa vissero Albert Einstein e la sua collaboratrice scientifica e moglie, Mileva Marić». La lapide, sulla facciata di una casetta a un piano, nel centro di Novi Sad, era un piccolo segno, un ricordo del capitolo più oscuro della vita del grande scienziato. I fregi neoclassici, un po’ scrostati, ricordavano il passato asburgico della Vojvodina, provincia serba, un tempo a maggioranza etnica ungherese.vent’anni fa,i suoi maestosi ponti, colpiti dai missili della Nato, erano accartocciati sul fondo del Danubio, assieme ai sogni d’appartenenza all’ Europa.
Della moglie di Einstein, Mileva, sepolta a Zurigo nel 1948, non si ricorda molto altro. Della nascita di una figlia - dal contrastato rapporto con Einstein - si ebbero notizie molti anni dopo grazie a Milan Popović, un anziano psichiatra serbo, ex preside della facoltà di filosofia di Belgrado che analizzò una settantina di lettere scritte a Helena Kaufler, sua nonna materna e amica di Mileva. Il carteggio offrì spunti per ricostruire la passione per il giovane Albert, i turbamenti per un futuro insieme, complicato e infine doloroso. I due amanti vissero per mesi a Belgrado, nella casa in affitto di Popović, in Kisacka Ulica 20. Le lettere furono ritrovate in cantina. Un ufficiale ungherese, durante la guerra mondiale, aveva trovato una cassaforte nella casa abbandonata. Dentro c’erano solo lettere, così le get