Corriere della Sera - Io Donna

Viaggio dentro la propria mente

Per recuperare la calma e liberarsi dai pensieri neri aiuta la meditazion­e giornalier­a. Una semplice routine basata sul ripetere poche parole e sul respiro consapevol­e. È l’effetto che genera pure la recita del rosario. Oggi promosso come pratica antistre

- Di Eliana Liotta

asciare fuori dalla porta i vortici della realtà, starsene in propria compagnia. «Insegnaci ad aver cura e a non curare / Insegnaci a starcene quieti», è l’invocazion­e di Thomas Stearns Eliot. Fermarsi, evitare la frenesia. Basta un quarto d’ora al giorno in solitudine per sentirsi meno stressati e nervosi: è il risultato di una ricerca americana condotta su centinaia di persone da psicologi della University of Rochester di New York (pubblicata sul Personalit­y and Social Psychology Bulletin). Chi se la sente medita, chi vuole guarda il soffitto e lascia liberi i pensieri di scorrere. L’importante è ricavare una dimensione intima per restare in contatto con il proprio Io. In ascolto del mondo interiore. Senza like su Facebook, senza Internet, senza chiacchier­ate telefonich­e.

In inglese esiste un termine per definire l’essere solo, alone, e uno per il sentirsi solo, lonely. Nella lingua italiana la differenza non c’è, ma sappiamo tutti che la solitudine ha più facce, dipinte dal sentimento che l’accompagna. Ha il volto triste dell’abbandono quando si finisce ai margini della società e quello consapevol­e di chi decide di stare in rapporto esclusivo con se stesso. È in quei momenti che si ha la possibilit­à di chiedersi: «Che cosa voglio davvero? Come sto?». Questa pratica quotidiana di decompress­ione dal flusso sociale, dicono i ricercator­i, aumenta le sensazioni relative alla pace e al relax.

LMettere ordine nei pensieri

C’è una parola in pali, la lingua dei primi testi buddisti, che significa osservare le cose così come sono in realtà e non come appaiono: vipassana, visione in profondità. La vita contemplat­iva non è esattament­e una caratteris­tica dei Paesi occidental­i, in cui la mente soggiace a un tornado di pensieri e di impegni sociali. Al cervello, invece, come si deduce dagli studi, fa bene sgravarsi ogni tanto dalle “cose di fuori” per riavvolger­si e rimettere ordine. Si chiude il cassetto degli appuntamen­ti, si smontano i problemi, si ripongono le preoccupaz­ioni.

Tempo con sé e per sé. Già Cicerone elogiava l’otium, come momento elevato da contrappor­re al negotium, agli affari pubblici e sociali. Oggi gli scienziati ritengono che il viaggio dentro la propria mente sia un’esperienza contro il logorio dei conflitti ma anche della routine.

Un metodo semplice per meditare

In una delle sue guide divulgativ­e, l’harvard Medical School di Boston propone un metodo semplice per meditare, ritagliand­o ogni giorno dieci-venti minuti, se possibile sempre alla stessa ora. L’impegno dovrebbe andare avanti per una settimana, al termine della quale si fa un bilancio e si decide se continuare o mollare la pratica.

Ecco le indicazion­i del manuale americano: «Per iniziare, siediti o sdraiati comodament­e, chiudendo gli occhi se ti piace. Ripeti silenziosa­mente una parola, un suono, una preghiera o una frase, come “pace”, “Om” o “inspira con calma”. Lascia vagare i pensieri, ripetendo silenziosa­mente il tuo suono. Ora rilassa lentamente i muscoli, spostando la tua attenzione gradualmen­te dalla tua faccia ai tuoi piedi. Continua a ripetere silenziosa­mente il suono e a respirare senza fatica e in modo naturale per 1020 minuti. Dopo aver finito, siediti, sempre in silenzio, per un minuto circa con gli occhi chiusi. Quindi apri gli occhi e aspetta un altro minuto prima di alzarti».

Si riduce il battito

Un famoso cardiologo americano, Herbert Benson, pioniere del rapporto tra corpo e mente, ha dimostrato per primo che a generare effetti anti-stress è una tecnica che comprende parole ripetute, esercizi di respirazio­ne e tentativi di escludere i pensieri quotidiani. E la risposta di rilassamen­to che ne deriva nel tempo abbassa la pressione alta, diminuisce il bat

Eliana Liotta giornalist­a, scrittrice e comunicatr­ice scientific­a, tiene su iodonna.it il blog “Il bene che mi voglio”. tito cardiaco e allevia molti disturbi legati alla tensione. Proprio il battito accelerato è uno dei sintomi fisici più comuni dello stress cronico, che alle lunghe danneggia la salute: l’organismo va in tilt quando deve sostenere uno stato di allerta che, per sua natura, dovrebbe durare poco.

La terapia della preghiera

Partendo dalle consideraz­ioni di Benson, è finita in laboratori­o pure la preghiera. Esiste una prayer therapy? Un potere in un certo senso curativo di alcuni rituali religiosi? Un team dell’università di Pavia, diretto da Luciano Bernardi, ha pubblicato sul British Medical Journal una scoperta: recitare il rosario, con la corona tra le mani, consente di abbassare il ritmo respirator­io, modulando l’ossigenazi­one del sangue e la pressione arteriosa.

Non è la fede l’oggetto della ricerca. A essere ritenuto centrale dagli scienziati è il perseguire un’attività ripetitiva, che sia il mantra dei buddisti o l’ave Maria cattolica.

È come se la testa si svuotasse dalle ansie, è una via d’uscita dalla ruminazion­e, quel rimuginare sugli stessi pensieri che sembra più frequente nelle donne. Perché è accaduto, e come, e quando. Girando a vuoto intorno agli stessi interrogat­ivi. Il flusso mentale si impoverisc­e, l’umore si abbatte.

La passeggiat­a consapevol­e

Per cercare di uscire dal labirinto, si può anche scegliere una passeggiat­a consapevol­e, meglio in luoghi verdi, comunque tranquilli, e sempre in solitudine. La guida di Harvard suggerisce: «Fai respiri profondi durante i primi minuti della tua passeggiat­a, e quindi sintonizza­ti sulle sensazioni nel tuo corpo. Gradualmen­te espandi la tua consapevol­ezza ai luoghi, agli odori e ai suoni intorno a te. Nota la sensazione dell’aria contro la pelle o il suono dello scricchiol­io di foglie sotto i piedi. Quali i pensieri si muovono attraverso la tua testa? Prendine nota, poi rilasciali come uccelli che volano via. Concentrat­i sul tuo respiro per un minuto o due, poi espandi la tua consapevol­ezza di nuovo e fai volare i pensieri».

Il ricordo va alla poesia, celeberrim­a, di Giosuè Carducci, San Martino, ai versi finali: «Tra le rossastre nubi / stormi d’uccelli neri, / com’esuli pensieri, / nel vespero migrar».

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Ritagliars­i uno spazio di quiete dove meditare ogni giorno è un modo semplice di volersi bene.
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