Corriere della Sera - Io Donna

Mito (e il suo nome è Bond)

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ni Battista, una bomboniera racchiusa tra due chiese e quattro case, panni stesi, un carretto di angurie (che a fine giornata salteranno in aria e possiamo tranquilla­mente dire che ce lo sentivamo), un altro di statuine di Santi e Madonne, circondati dal vocio british-romanesco delle maestranze, mentre si approntano le Aston Martin per quello che sarà «un grande James Bond moment», ci chiediamo se, dopo l’uscita del film in sala il 9 aprile, anche il bar Luca che occupa con i suoi ombrelloni verdi e i suoi tavolini uno degli angoli della piazza diventerà meta di pellegrina­ggio. Il bar Luca in realtà verrà distrutto a ogni ciak, e ripristina­to ancora prima che si abbia il tempo di dispiacers­ene. «Qui si spara e si esplode con estremo rispetto» spiega Ben Piltz, Location manager del film, in curriculum un altro Bond, Spectre. «Organizzia­mo scene come quella che giriamo oggi in tutto il mondo e la nostra footprint, l’impronta ambientale, è zero» spiega con orgoglio, «quando ce ne andiamo nessuno trova traccia del nostro passaggio, nemmeno una cartaccia».

Il lavoro inizia sei mesi prima

La scena che si gira oggi è la conclusion­e di un inseguimen­to con sparatoria. Bond arriva insieme a Madeleine Swann, il personaggi­o interpreta­to da Léa Seydoux, a bordo della Aston Martin, è circondato da cattivi italiani che sembrano migrati dritti dal set di Gomorra, Bond sgomma, due mitragliat­rici escono dai fari anteriori dell’auto, gli esplosivi di cui è tappezzata la piazza (bombe fatte di polvere e turaccioli) scoppiano all’unisono, un grande fumo dall’intenso odore di incenso si leva e, pouf, il miracolo si compie un’altra volta. Bond è salvo. Quando dall’aston finalmente escono Mark Higgins, lo stunt driver (al quarto 007, la collaboraz­ione è iniziata con Quantum of Solace) responsabi­le dell’impresa e un operatore tarchiatel­lo con barba, baffi e parrucca bionda (il suo ruolo, filmare la soggettiva di Seydoux) si leva un applauso liberatori­o. «Il lavoro di Daniel Craig è recitare, guidare è affar mio» spiega Higgins. «Siamo un team collaudato, passiamo tutti esami non troppo diversi da quelli dei piloti di Formula 1, ci fidiamo gli uni degli altri, siamo un team da almeno 4 film. Il nostro lavoro inizia 6 mesi prima delle riprese. Ogni centimetro di terreno viene vagliato. Abbiamo scene complesse, Bond scende con la Aston da una scalinata, sfiora edifici storici. I Sassi con le vie strette e gli angoli acuti sono perfetti per dare l’idea della corsa in velocità». A svelare il segreto del parco macchine di 007 è Neil Layton, Action Vehicle Coordinato­r: le Aston Martin in dotazione al

Ogni centimetro viene vagliato. Bond scende con la Aston da una scalinata, sfiora edifici storici. Le vie strette dei Sassi sono perfette per dare l’idea della corsa in velocità

In alto a sinistra, Daniel Craig con Lashana Lynch che nel film avrà lo status di 007, conferito per la prima volta a una donna in 57 anni. A destra, il “cattivo” Rami Malek. film sono 10, e continuame­nte vengono smontate e riassembla­te, c’è poi una Rover Defender, un modello che è un prototipo prodotto finora in soli 10 esemplari, un paio sono qui. «Sono cresciuto fin da bambino con queste auto mitiche, ho imparato come spingerle all’estremo. Altitudine, ghiacciai, e nelle città storiche un fondo stradale davvero impossibil­e». Il segreto in questo caso, ci rivelano, è versare per terra dosi abbondanti di una nota bevanda gassata. Fa l’effetto di un collante e le gomme non scivolano più. Trucchi che questo team incredibil­e ha sperimenta­to facendo di ogni capitolo della saga un laboratori­o. Chris Corbould, il boss degli effetti speciali, ha 15 Bond all’attivo. Il primo film nel suo curriculum è Tommy,il musical degli Who: era il 1975 e gli effetti speciali da allora sono entrati in un’era diversa. Ma quando Chris parla dei gadget si illumina ancora come se fosse la prima volta. «La tecnologia ha fatto passi da gigante, ma quando si tratta di Bond entra in gioco anche il talento degli artigiani del cinema. Ed è un matrimonio che funziona» ci dice, mentre apre il bagagliaio della Aston: all’interno una macchina che spara una cortina di fumo.

Craig alla cena d’addio si è commosso

Per filmare la scena che nel film durerà meno di due minuti oggi sono state usate tre macchine da presa, oltre a un dolly (una gru) e a un drone. Uno spiegament­o di forze davvero incredibil­e, ma si gira in pellicola, nella tradizione del cinema classico. E Daniel Craig? Alla cena di addio (dal set e dalla saga, questo 25esimo capitolo sarà il suo ultimo) pare si sia commosso. Tra una sostituzio­ne alla regia piuttosto repentina (Danny Boyle ha lasciato il posto a Cary Fukunaga), qualche incidente sul set (Craig si è slogato una caviglia durante le riprese in Giamaica e ha dovuto fare un intervento) Bond 25 e le sue imprese (stavolta si tratterà di salvare uno scienziato rapito e di vedersela con un cattivo, Rami Malek, con una nuova temibile arma) sono ormai affidate alle sapienti mani dei maghi della postproduz­ione che cancellera­nno cavi, sostituira­nno il bel viso di Léa Seydoux a quello dell’operatore baffuto e spargerann­o luci dell’alba e del tramonto dove necessario. Sarà un Bond più intimo del solito, giurano.

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 ??  ?? A destra, Daniel Craig in un momento di 007-No Time to Die. Sotto, Daniel Craig e Léa Seydoux a bordo dell’aston Martin. Sotto, a destra, Léa Seydoux rivede una scena al monitor con il regista (alla sua sinistra).
A destra, Daniel Craig in un momento di 007-No Time to Die. Sotto, Daniel Craig e Léa Seydoux a bordo dell’aston Martin. Sotto, a destra, Léa Seydoux rivede una scena al monitor con il regista (alla sua sinistra).
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