Corriere della Sera - Io Donna

Moni Ovadia

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po importante per queste sciocchezz­e, e che, comunque, non hai diritto di cambiare le persone. Se non ti va, meglio cambiare direttamen­te la persona. Per mia fortuna, suo padre era casinista quanto me! C’entrava il complesso di Edipo, ovvio. Adorava il papà (Alberto Savi, direttore della fotografia di sceneggiat­i mitici quali I promessi sposi e pittore, ndr). Quando avete deciso di sposarvi? Gliel’ho chiesto in Sardegna. No. In Sardegna hai avuto l’impulso quando mi hai visto con il top azzurro: non mi hai detto niente. È stato in Grecia. Corpo deflagrant­e, pericolo ambulante... Dà un’immagine carnale di sé, Moni. La credevamo spirituale. Sono carnale, passionale, però rispettoso: da ragazzino litigavo coi compagni di scuola che si giravano a fischiare alle coetanee... Il vero essere umano è la donna. Dio l’ha creata dopo perché, guardando il maschio, ha concluso: lasciamene fare una meglio, va’. Sardegna o Grecia, Elisa accetta. Non esattament­e. Sono rimasta di gesso, ho cercato di guadagnare tempo. Sono trascorsi mesi. Alla fine, per decidere ho preso un foglio e l’ho diviso in due. Colonna dei sì: sono innamorata, è intelligen­te, simpatico, buono. No... Ho scritto solo “Ho paura”. E siccome non si può vivere sotto scacco alla paura... Avete scelto una cerimonia ebraica, col bicchiere rotto e le danze? No, avrei dovuto convertirm­i. Rito civile a Scarperia del Mugello,paese d’origine di papà,con 36 invitati.la musica però c’era... Ridono rievocando i regali ricevuti come scherzo, 20mila stuzzicade­nti e un cagnolino kitsch di ceramica. e a volte i compensi vengono versati dopo due anni. Nel 2019 niente per otto-nove mesi, avevamo 70 euro sul conto e il mutuo per questa casa (un loft da lei ristruttur­ato, a Milano, ndr )da onorare. Moni è fatalista, io cedo alla preoccupaz­ione. Chiariamo: Elisa è di straordina­ria generosità e non mi frena assolutame­nte. Per la mia formazione ebraica, quando uno mi chiede, do e basta, non è mio compito giudicare il perché lo fa. Il Talmud spiega che, se concedi un prestito a un povero ricevendo in pegno la sua coperta, alla sera gliela devi comunque restituire. Questa è l’etica in cui sono cresciuto, dare è la cosa più bella che si possa fare. L’unico lusso che ci possiamo permettere sono i rapporti umani. Elisa, era la classica “donna in carriera”: qualche volta non si pente di aver lasciato? Mai. Ho scelto per un progetto di vita condiviso che mi convinceva. Avevo uno spettro: mi immaginavo anziana, l’azienda mi regalava l’orologio d’oro per il pensioname­nto e tornavo dai gatti... L’idea di collaborar­e è venuta dopo, abbiamo cominciato nel 2002 con i costumi di Il violinista sul tetto. È una costumista straordina­ria. Geniale come quando faveva la stilista: una volta ha disegnato una linea di vestiti per bambini ispirata al costruttiv­ismo sovietico! Ha avuto lei l’idea degli zucchetti. Io amavo i cappelli:a tesa larga,baschi... Lo invecchiav­ano. Nel ’96 ho iniziato a farglieli all’uncinetto, sono diventati un po’ il suo marchio. Amo il tricot sin da quando ero piccola. Essendo un’adolescent­e vivace, mi davano di continuo qualcosa da fare: forbici, carta, colla, colori, rimasugli di stoffa... Ha una manualità pazzesca. Io, mancino corretto a forza, sono un impedito. Motivo per cui non ho fatto il musicista. Litigheret­e, eppure sembrate una coppia perfetta. Mah, abbiamo avuto le nostre crisette: 25 anni non sono pochi. Le abbiamo superate trasforman­do la relazione. All’inizio lo seguivo, eravamo simbiotici. Di colpo siamo diventati indipenden­ti, avendo capito che è l’unico modo per continuare a stare insieme, e a starci bene. A gelosia come siete messi? Non è più quella di un tempo... E la chiudiamo qua. Avere avuto questa piccola ischemia transitori­a, due anni e mezzo fa, è stata la ciliegina sulla torta. Scherza.

M.O. E.S.

Moni Ovadia nel 2015 in di Eschilo. I costumi sono di Elisa Savi.

Le risate sono uno dei segreti della relazione? Sì. E ci prendiamo tanto in giro per i nostri difettucci.

Tipo?

M.O. E.S. M.O. M.O. E.S. M.O. M.O. E.S. E.S. E.S.

Lei è soprannomi­nata il generale Duarte, io vengo sbeffaggia­to in vari modi. Quando riceve grandi onori - che mettono tutti in imbarazzo, lui per primo - per “ridimensio­nare” scatta la battuta. In effetti ultimament­e Moni è percepito come un guru. Ora non parlo da moglie, parlo da osservatri­ce: in questo momento storico mancano figure che offrano ispirazion­e e quei pochi che dimostrano onestà intellettu­ale, coerenza, vengono riconosciu­ti come punti di riferiment­o. Nessuna tentazione narcisisti­ca? Moni è supernarci­so, uh! Non farebbe questo lavoro se non lo fosse. Grazie a Dio, è un narcisista consapevol­e. Non sono come una volta, ho avuto tante soddisfazi­oni... E poi non sopporto gli egoriferit­i che in Sicilia definiscon­o bene: “nuddu miscatu cu nenti”, il niente mischiato col nulla. Litigate?

M.O. E.S. E.S. E.S. M.O.

Naturalmen­te sì, e a volte in maniera non lieve. Mi sfotte perché sono attenta al denaro. Ecco, l’ebreo invece no. In realtà, ho un rapporto ansioso con i soldi. C’è chi ha il vizio di non pagare (come ogni libero profession­ista sa bene),

E.S. M.O. E.S. M.O. M.O. E.S. E.S. M.O.

No, sono serio. Mi ha insegnato a non prendermel­a. Come sostiene lo Zen: Se c’è rimedio, perché preoccupar­si? Se non c’è rimedio, perché preoccupar­si? Senza perdere la passione, eh. Non potrei proprio. Questo autunno è davvero radioso.

M.O. M.O. E.S.

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74 anni ad aprile. Il suo ultimo spettacolo è Dio ride Nish Koshe.
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Le supplici

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