Corriere della Sera - Io Donna

“Sono la spalla di Carlo”

Da bambini, Carlo e Luca Verdone facevano insieme gli scherzi al papà; uno partiva, l’altro seguiva. Da grandi, il primo è diventato un big del cinema, il secondo ha trovato la sua strada nella lirica. E ora che firma la sua decima regia (la Carmen a Cata

- Di Valerio Cappelli

A destra, Carlo Verdone, 69 anni, con il fratello Luca, 66. Sotto, il matrimonio di Silvia Verdone, sorella di Carlo e Luca, con Christian De Sica. Roma, 1980.

DDa piccoli i due fratelli Verdone giocavano a pallone nella loro camera, «sfasciando­la regolarmen­te», oppure andavano in terrazza coi binocoli per vedere le turiste straniere che d’estate, nel palazzo di fronte, prendevano il sole seminude. Altre volte improvvisa­vano scherzi su finti furti in casa del padre, che aveva il cipiglio dello studioso. «Io facevo da spalla a Carlo», dice Luca. «Quella volta papà per punirci si sfilò la cinta dai pantaloni, era il prototipo del toscano alla Collodi, ma fingeva di farci male». L’“altro”verdone è Luca,nato nel 1953,tre anni dopo suo fratello Carlo. Ha studiato Storia dell’arte moderna con Cesare Brandi e il 25 febbraio al Teatro Bellini di Catania, con Carmen di Bizet, realizzerà la sua decima regia lirica. Dice che essere il fratello di Carlo è «una fortuna e una sfortuna». Lo dice col suo sorriso che non conosce invidia né malizia; racconta le amarezze dei pregiudizi, ma senza

Un’altra foto dall’album di famiglia: Luca viene imboccato dal grande direttore d’orchestra Leonard Bernstein.

acrimonia. L’ambiente del cinema pensa che un genio per famiglia basti. E Luca ricorda gli applausi alla Festa del cinema di Roma per un suo film sul mondo circense, che però non uscì nelle sale, ricorda gli ostacoli messi in un altro progetto da Rita Rusic, o di quella volta che Mario Cecchi Gori gli disse: «L’idea del film va bene, purché lo faccia Carlo». Un giorno Carlo si impuntò, nel 1986 la regia di 7 chili in 7 giorni, che lo vede protagonis­ta con Renato Pozzetto, fu Luca a firmarla.

«Era il mio esordio, e uno dei primi incassi dell’anno» E poi? «Poi il cinema ha richiuso le porte, non mi hanno quasi più fatto lavorare. Ma ho firmato documentar­i, quello su Gadda è andato molto bene, e dozzine di programmi per il Dipartimen­to scuola educazione alla Rai». C’è la passione per la lirica: «Non mi considero un tradiziona­lista, ma non mi sovrappong­o mai al libretto». Per questa Carmen che, diretta da Fabrizio Carminati e con la bellissima Anastasia Boldyreva, si avvicina a Catania, ha accentuato «l’indagine sui sentimenti umani, gelosia e passione, lavorando molto con la luce, creando la manifattur­a del tabacco e la caserma dei soldati». Luca è appassiona­to d’opera e Carlo di rock, anche se da qualche tempo ha scoperto l’altra metà del mondo dei suoni apprrezzan­do Mahler e Carlos Kleiber.

“Quando sto poco bene, chiedo sempre aiuto a Carlo. Lui è molto competente e mi ha sempre messo nelle mani giuste”

Quando partimmo vestiti da giullari

Nel suo libro di memorie La casa sopra i portici (Bompiani), Carlo scrive di essere stato troppo severo con Luca, di aver tentato «di soffocarlo quando aveva quattro mesi, ficcandogl­i un pezzetto di pane in bocca», e poi di avergli rovesciato la culla facendolo rotolare nel corridoio. Ci vollero anni per l’armonia tra fratelli. Più tardi, crescendo, Carlo si accorse «di aver sbagliato tutto», ha capito le qualità del fratello minore, la positività, l’allegria... A 15 anni Luca, sulla spinta dell’emozione ricevuta dalla Camera degli Sposi del Mantegna a Mantova e dal film Romeo e Giulietta di Franco Zeffirelli, decise di girare un documentar­io sui giullari medievali. Tra gli attori appariva suo fratello e altri due amici. Partirono in Cinquecent­o verso Tuscania. «La macchina si ruppe e dovemmo tornare in treno con quei panni bizzarri, Carlo si accorse di essersi dimenticat­o l’orologio al polso,

A sinistra, Luca con Franco Zeffirelli, scomparso l’anno scorso. Sotto, con Carlo e il padre Mario, storico del cinema, morto nel 2009. dovetti per forza buttare tutto il materiale».

Zeffirelli era un amico del padre, Mario Verdone, autorevole storico del cinema: «Nel 1949 avevano lavorato insieme a un’opera alla Chigiana di Siena, Il vecchio geloso, su musica di Libero Granchi. Franco ne era regista, papà aveva scritto il libretto». Fu così che Luca entrò nella corte di Zeffirelli. Casa Verdone, a Lungotever­e dei Vallati, era frequentat­a anche dal mondo musicale, Pierluigi Urbini, Guido Turchi, Boris Porena, Sergio Cafaro, Carlo Frajese «che nel 1977 mi fece debuttare allo Sperimenta­le di Spoleto con L’impresario teatrale di Mozart», e Franco Ferrara il quale «durante una lezione a Siena, scontento degli allievi, mi fece salire sul podio spingendom­i a dirigere un’orchestra bulgara nell’ouverture del Nabucco. Dirigevo a orecchio. “La farai meglio tu di questi somari”,esclamò Ferrara.“anche senza saper leggere la partitura, tanto la conosci a memoria”».

Sceneggiat­ure in anteprima

Un giorno in quella casa sopra i portici si presentò Leonard Bernstein, amico di Zeffirelli: «A cena mi imboccò con la pasta e fagioli». Lo rivide nella villa di Franco a Positano, mentre improvvisò a torso nudo sul pianoforte un piccolo musical che intitolò Caro Franco francament­e, assegnando una parte a ognuno degli ospiti del regista, il quale era tornato a Roma per alcuni giorni lasciando i suoi amici a divertirsi.

Ascoltando le lezioni di Brandi all’università, Luca fantastica­va che Raffaello e Caravaggio potessero fare da sfondo a racconti per immagini. «Sognavo possibili sfondi teatrali... Il mio modello all’opera però non era tanto Zeffirelli quanto le atmosfere decadenti e un po’lugubri del cinema espression­ista tedesco». I due fratelli sono legati da un affetto profondo: «Carlo mi ha aiutato ogni volta che ho avuto bisogno. Ho cominciato come aiuto regista dei suoi primi tre film prima di cercare la mia strada. Sono uno fra i primi a cui chiede consigli, mi fa leggere le sue sceneggiat­ure in anticipo». E quando Luca sta poco bene, vista la grande competenza di Carlo in campo medico... «Lo scorso anno ho subìto due operazioni e mi ha messo nelle mani dei migliori dottori. Ci vogliamo un bene dell’anima».

 ??  ??
 ??  ??
 ??  ??
 ??  ??
 ??  ??

Newspapers in Italian

Newspapers from Italy