Corriere della Sera - Io Donna

Noi e le nostre figlie delle stelle

Abbiamo incitato le ragazze, ex bambine ribelli, a occupare tutto lo spazio possibile e ad allargarsi in ogni direzione. Ma, nell’universo in cui abitano, le regole che abbiamo ereditato servono a poco. Resta l’amore

- Iodonna.parliamone@rcs.it

Quand’erano piccoline c’era il dubbio del box dei giocattoli. Era una buona o una cattivissi­ma idea metterle lì dentro durante i primissimi anni di vita, in quel recinto con la rete, il bordo gommoso da addentare tirandosi su, sul fondo pupazzetti vari e le costruzion­i da baby Einstein? Loro dentro, al sicuro, e noi fuori, a portata d’orecchio. Quei box salvavita li avevo sempre visti a casa delle zie più giovani. Ogni volta, ormai oltre i limiti d’età consentiti, immaginavo di scavalcare e starmene rinchiusa in pace, magari a leggere un libretto delle elementari. Poi, quando il nostro turno materno è arrivato, erano diventati educativam­ente scorretti. Portatori insani di un senso di costrizion­e, di limite. Era ufficiale: sono gabbia, non rifugio. E, chissà mai, rischiavan­o di rinforzare nelle bambine quell’eterna difficoltà ad appropriar­si dello spazio. Noi le abbiamo invece incitate a occuparlo - tutto lo spazio possibile e immaginabi­le - allargando­si in ogni direzione; raggianti le abbiamo osservate sconfigger­e la propension­e secolare al contegno, al lancio a gomito stretto degli oggetti, ai toni di voce bassi. Niente box per le nostre bambine per le quali ci siamo augurate, in cima alla lista, la non paura del mondo facendo scivolare precipitos­amente in fondo “un buon matrimonio”.

Ma eccoci all’adolescenz­a. Di nuovo al bivio tra cancelli e libertà. Quali mappe di frontiere invalicabi­li, quanti divieti e moniti sono sensati? Quanto è ragionevol­e, o anche solo efficace, riproporre lo schema di regole cui ricorsero i nostri genitori per lasciarci scendere in campo e osservarci vincere o perdere da distanza ravvicinat­a? Le nostre bambine ribelli, alle quali abbiamo raccontato favole della buonanotte che non prevedevan­o trecce lanciate giù dalla torre al primo principe di passaggio, sanno parlare e discutere e argomentar­e come noi non abbiamo osato mai con le nostre madri. E il dibattito non è sugli orari per rincasare la sera. L’universo che attraversa­no è talmente mutato, così profondame­nte aumentato di possibilit­à e di prove, che il vecchio kit di insegnamen­ti familiari di colpo pare essersi tramutato in un cacciavite arrugginit­o. Soltanto l’amore sa rivelarsi antico e nuovo nello stesso intreccio leale di fili di seta e di lacci, di simmetrie e asimmetrie, di conforto e colpi di scena.

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La rubrica torna il 21 marzo.

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